2 Giugno 2012
Mi sa che dovevo stare un po’ antipatica alla receptionist del Centro Cristiano di Dodoma perché mi ha dato la stanza più vicina alla strada (e le finestre non hanno vetri) e quando le ho detto che non c’era acqua in bagno mi ha risposto che è normale. Per fortuna il suo collega stasera mi ha mandato un secchio d’acqua tiepida per lavarmi. Hakuna Matata, l’hanno fatto per generazioni i miei antenati e lo fanno tuttora in molti, e mi sa che mi ci devo abituare perché il Sud della Tanzania non è per niente turistico e le infrastrutture e servizi son quel che sono. Devo anche stare attenta a non calpestare lo scarafaggione con le gambe per aria quando vado in bagno, ma pure quello non è un problema insuperabile.
Dodoma mi piace. Nel raggio di 100 metri ci sono una chiesa Anglicana, una chiesa Luterana, una moschea, e questo centro di formazione per cristiani dove sto dormendo io. Dal 1973 è la capitale ufficiale della Tanzania, ma la scarsità d’acqua ha impedito che ci potessero traferire gli uffici. Solo il Parlamento si trova qui. Il centro politico ed economico della Tanzania resta Dar Es Salaam.
C’è un bel giardino nel bel mezzo della città, dedicato a Julius Kambarage Nyerere, il Padre della Nazione, che ha guidato il suo Paese verso l’indipendenza dagli inglesi agli inizi degli anni 60 e ne è stato il presidente per vent’anni; oggi pomeriggio era pieno di gente e tende con donnine che misuravano la pressione.
Per cena ho mangiato frittata con le patatine. Praticamente la mia dieta da quando sono qui consiste in questo: riso e pollo con verdure, riso e maiale con verdure, riso con verdure, o frittata con patate. Ci sarebbe anche l’ugali , fatto con farina di mais, al posto del riso, ma non mi piace molto. Solo durante il safari c’era un menu un po’ diverso. Ah, che bello come eravamo trattati da principi. Nemmeno le tende ci dovevamo montare. Tutto quel che dovevamo fare era mangiare e farci portare in giro in macchina.
Adesso invece comincia la parte dura. Mi aspetta una settimana non facile. Da qui in poi le strade non saranno neanche asfaltate. Impiegherò una settimana a percorrere circa 1000 km. Sempre se trovo un mezzo di trasporto. Mal che vada torno indietro. Come quando stamattina ero a Katesh e alle 11.30 il mio bus non era ancora arrivato, quando era atteso per le 10. Ero un po’ preoccupata di non averlo visto o che fosse saltato per oggi. Per tranquillizzarmi ho pensato che nella peggiore delle ipotesi avrei dovuto passare un’altra notte a Katesh e prendere il bus per Dodoma il giorno dopo. Non sempre le cose vanno come si era programmato in questo Paese, ma basta essere flessibili e farsi trasportare dagli eventi. Comunque se tutto va bene alla fine della settimana sarò finalmente al mare!