In paradiso

In paradiso

Soggiorno in Kerala

12 december 2010

Eccomi qua.

Non scrivo da tanto, mi sa che mi ero un po’ scocciata. Dopo Pushkar sono stata a Udaipur, citta’ romantica, l’ideale per chi viaggia solo, Ahmedabad, dove mi sono fermata un giorno, ho visto un ashram fondato da Gandhi e ho mangiato un sacco di gelati e caffe’ freddi. Poi Mumbay, piena di gente, con un reddito medio che è quattro volte la media dell’India, e dove però il 60% della popolazione vive negli slums. Slums in cui pagano l’affitto e hanno luce e corrente elettrica, but still slums. 

E poi sono arrivata qui. Credo di essere finita in paradiso. 

Kannur, in Kerala, una regione sulla costa sud-occidentale. La mattina faccio colazione nella giungla, tra volatili vari e piante di banana, cocco, ananas, mango. Poi cammino cinque minuti nella giungla e arrivo in spiaggia. Deserta. Quando è affollata siamo in 8. Non riesco a vedere le facce dei miei compagni da quanto sono lontani. 8 persone in una spiaggia che a Sottomarina riempirebbero con 300 ombrelloni.

E quindi gli inziali 2 giorni che dovevo passare qui son diventati 3, poi 4 e infine 6. Domani in teoria parto. Beh, sicuramente prima del 15 devo partire perché ho un treno prenotato da Kochi a Chennai, da cui ho il volo. 10 giorni solo al mio ritorno.

costa malabari kerala

Ah, e dimenticavo la parte più importante di questo soggiorno. Mi sfamano 3 volte al giorno, e il cibo è il più buono che ho avuto finora in India. Sicuramente ho recuperato tutti i chili persi con cagotti vari e anche più. Al Nord il cibo è pure buono, ma olioso e pesante e dopo un po’ stanca. Prima di venire qui  non  ne potevo più di curry, avevo una gran voglia di un piatto di pasta con il pomodoro. Da 5 giorni mangio come un lupo (pensavo, perché i bambini possono mangiare come “lupi” mentre gli adulti mangiano come “maiali”, con una sfumatura dispregiativa? Ho deciso che da ora in poi io mangio come un lupo). E i dessert… mmm… devo imparare a usare più spesso cocco e cannella, ho deciso.

5 giorni e ho letto 3 libri, preso il sole, mangiato, giocato a freecell. Nient’altro. Awesome!

Chi me lo fa fare in effetti di tornare in città? Senza tanti indiani che ti stressano, solo ogni tanto in spiaggia, magari un paio ogni due ore. Camminano su e giù per la spiaggia proprio con lo scopo di parlare agli stranieri. Uno un giorno mi ha chiesto 3 volte in 2 ore “how are you?” e ogni volta visto che non lo cagavo proseguiva nella sua passeggiata.

Vabbé. Mi ci voleva proprio, mi son ripresa per benino. E ora penso di essere pronta a tornare nell’altra giungla, quella fatta di persone e riksho’ e stradine e clacson… gulp!

costa malabari kerala

 

Bombay

I contrasti di Bombay/Mumbai: dai verdi e rigogliosi giardini, i ricchi palazzi governativi, agli slum pieni di rifiuti.

Gandhi

Gandhi

3 Dicembre 2010

Sono ad Ahmedabad, nel Gujarat. Non riesco neanche a pronunciare il nome correttamente. Mi sono fermata qui perché non ho trovato un biglietto diretto tra Udaipur e Mumbai. Ed ho scoperto che in questa città si trova un ashram fondato da Gandhi nel 1917. Un ashram è una comunità spirituale, dove la gente va in ritiro a fare un po’ di yoga e meditazione.

In quello fondato da Gandhi ad Ahmedabad si lavorava anche, tessuti, perché era convinto che l’uomo dovesse lavorare per mangiare, non basta la preghiera o la meditazione o studiare. Interessante sto tipo. Dopo essere stato consulente legale a Londra e in Sud Africa è tornato in India, il suo paese d’origine, si è spogliato dei suoi bei vestiti, si è messo quel lenzuolo bianco con cui lo si vede in tutte le foto e ha cominciato a predicare per l’indipendenza dell’India dall’Inghilterra, l’uguaglianza tra le religioni, l’abolizione della casta degli intoccabili.

Da Ahmedabad è partito per la famosa marcia contro la tassa sul sale, imposta dall’Inghilterra, che secondo lui pesava soprattutto sui più poveri, per il quale il sale è un bene di prima necessità. 385 km, fino a Dandi, sul mare.

Una delle regole dell’ashram era la castità, che non so come potesse andare d’accordo col fatto che lui era sposato dall’età di 13 anni… forse perché quando ha fondato l’ashram aveva già pù di 40 anni e aveva deciso che ne aveva avuto abbastanza.. la moglie pure viveva lì, ma in una stanza separata. Vabbé. Anche “controllo del palato” era una regola, mangiare perché si deve,  senza trovarci gusto. Ecco, decisamente non avrei potuto far parte dell’ashram. Però è un bel posto tranquillo, vicino al fiume, con un bel giardino con palme e formiche giganti. Fa venir voglia di passare giornate a leggere.

Fa caldo ad Ahmedabad. Si sente che sto andando verso sud. Bene, cominciava a far freddo in Rajasthan. E io che pensavo che pure in inverno fosse caldo in India….

Stamattina il mio treno è arrivato alle 4.20, puntualissimo. Quando l’arrivo è previsto che è ancora notte e io dormirei un paio d’ore in più, il treno è sempre puntuale. Quando invece l’arrivo è per metà mattina, quando mi fa comodo andare in albergo il prima possibile per cominciare la visita della città, sta’ sicuro che il treno è in ritardo. Ho lasciato lo zaino al deposito bagagli e sono partita verso il centro. La gente sembra più simpatica qui. Forse perché erano le 6 di mattina o perché è una città meno turistica, ma i “good morning” che ho ricevuto stamattina sembravano più sinceri. Solo gli uomini del rikshò rompono uguale in tutte le città. Ad ogni 2 metri c’è qualcuno che si ferma a chiedere se ho bisono di un taxi. E un “no, thank you” non basta, bisogna spiegare che si è arrivati a destinazione perché non capiscono che un turista possa voler visitare a piedi. Boh.

Pushkar e il lago sacro

Pushkar e il lago sacro

30 Novembre 2010

Pushkar è un paesetto concentrato su due rive di un lago sacro. La prima cosa che si fa quando si arriva a Pushkar, mi è stato detto, è fare una visita al lago. Poi si va al tempio dedicato a Brahma.

Il lago è piccolino, si gira a piedi in meno di 30 minuti, se non si è interrotti dai soliti curiosi o se non ci si ferma a far foto (che sarebbero vietate, per non so bene quale motivo, ma tutti fanno foto comunque, indiani o stranieri). E’ diverso da Varanasi perché qui hanno costruito delle vasche ai bordi del lago, dove la gente presenta le proprie offerte (principalmente fiori e noci di cocco), si bagna piedi e faccia, bagna i bambini e poi prega per un paio di minuti. A volte fanno il bagno completamente e lavano i vestiti.

Quando sono venuta qui ieri per la prima volta, due ragazzi indiani mi hanno chiesto se avevo pregato. No, è stata la mia risposta. Perché no? Non rispetti la nostra religione? No, non è che non rispetto la religione, ma non prego in generale o prego quando mi pare, perché dovrei pregare sto lago? Non se la sono presa, volevano solo spiegarmi come funziona qui.

Ci sono varie scalinate che portano al lago. Una di queste è chiamata “Gandhi Ghat” perché ci hanno buttato un po’ di ceneri di Gandhi alla sua morte. Le scarpe sono vietate a 40 piedi dal lago. Il che vuol dire che uno deve camminare su questi pavimenti pieni di escrementi di piccioni a piedi scalzi; o con i calzini, se uno preferisce. Alcuni ghat son piedi di piccioni che la gente riempie di mais o non so che semi. Poi arriva un cane che li spaventa, si alzano tutti in volo e son sicura che prima o dopo mi arriverà una scagazzata in testa. Perché lo fanno? Mi ricorda San Marco. Da piccola sono andata anch’io con la mia famiglia a dar da mangiare ai piccioni. Ricordo anche com’ero vestita, mi piacevano un sacco quei pantaloni bianchi.

Si sta bene qui, è molto rilassante. Le basse case bianche che si affacciano al lago e i tamburi  in sottofondo che suonano da qualche parte creano un’atmosfera suggestiva. Processioni di matrimoni o feste varie in continuazione.

Intorno a Pushkar ci sono delle montagne con degli altri templi. Sulle montagne vivono i Baba, quegli esseri strani che decidono di abbandonare famiglia e comodità per vivere di bacche e preghiere.

Il tempio di Brahma è l’unico in tutta l’India. Ci sono stata stamattina. Niente di che, secondo me, soliti altarini e solite statue di sti dei che non ci capisco molto… alla fine son sempre le stesse tre deità che si son reincarnate varie volte mi sembra di aver capito. In questo tempio ci son principalmente altari dedicati a Shiva, moglie e tre figli, di cui uno è un elefante (??). Un altro dio è una scimmia. Non riesco a ricordarmi i nomi.

pushkar

A quanto pare scriver il blog non è servito a molto perché quando ho chiamato a casa ieri, mia mamma mi ha “consigliato” di non andare in Africa. Che è ora che mi trovi un lavoro e combini qualcosa. Come se non avessi mai lavorato finora. Certo, c’è chi ha lavorato ben più di me, ma c’è anche chi è in viaggio da 2-3 anni o da una vita, solo che ad Arzignano questi non si vedono e allora una idea come la mia sembra da senza cervello. Lavorare e fare soldi non è tutto nella vita. Forse parlo così perché sono stata fortunata e non ho mai avuto fame, ma a me non interessa fare un sacco di soldi o avere la macchina da 30.000 euro. Certo, c’è da pensare al futuro, ma non sto dicendo che me ne voglio andare per 5 anni e sperperare tutti i miei risparmi. Un paio di mesi non sono niente, e sarà molto più difficile fare un viaggio del genere una volta che avrò un lavoro. E poi in Italia siamo talmente sfigati che la maggior parte delle persone possono andare in vacanza solo ad agosto, quando viaggiare è molto più costoso e posti come l’Africa e l’India o il Medio Oriente sono improponibili per il caldo. In Inghilterra di solito ci si può prendere le vacanze durante tutto l’anno, perché comunque le attività non si fermano ad agosto. In realtà non ho ancora deciso se ci vado o no, in questi giorni sono piuttosto stanca e mi è momentaneamente passata la voglia, ma so che tornerò. Soprattutto dopo un paio di settimane passate ad Arzignano. E poi c’è Paola che vuole venire con me questa volta… Se qualcun altro si vuole aggiungere, anche solo per una settimana o due, son ben contenta di avere compagnia (per un po’ 😉 ).

Al freddo !!??? In Pushkar

Al freddo !!??? In Pushkar

28 Novembre 2010

Jodhpur non mi è piaciuta molto. Sono contenta di esserci rimasta solo un giorno. Sarà che ero molto stanca per aver dormito male sul treno e avevo anche un po’ mi febbre mi sa, ma la gente mi stava particolarmente antipatica. Un signore continuava a fissarmi mentre camminava davanti a me, con uno sguardo non gentile, e ho dovuto mandarlo affanculo perché la smettesse. I ragazzini venivano ad ogni metro a elemosinare e tirarmi per la maglia. Un signore super gentilmente mi ha invitato a vedere la sua casa blu e a un certo punto mi ha chiesto di cambiargli 1 euro in rupie per pagare medicine per la moglie che stava sul terrazzo a prendere il sole. Un altro tipo si è messo a ridere mentre mi guardava. Il lassi speciale allo zafferano che hanno lì non mi piace. I ristoranti sono più cari. Insomma, niente di che. Bello il forte però, costruito da uno dei tanti maharaja. Jodhpur è anche chiamata la città blu, perché molti edifici sono dipinti di blu. Un bel blu. Dentro e fuori. Una volta erano solo le case dei bramini, i sacerdoti, una delle caste più alte; oggi chiunque può dipingersi la casa di blu.

Ora sono a Pushkar. Su un lago sacro. La gente viene qui in pellegrinaggio a farsi i bagni nel lago. Ho visto poco, ma quel poco mi ha sollevato. Sembra un bel posto di villeggiatura. La gente è rilassata e contenta. La mia stanza è bellissima, lilla, con una parete con dei getti di verde, bianco e blu. E una doccia calda (perlomeno per i primi due minuti). Erano due settimane che non avevo la doccia calda!

Pushkar è sempre nel Rajasthan, una regione a Nord-Ovest dell’India, al confine col Pakistan. In Rajasthan sono anche Jaipur, Bikaner, Jaisalmer e Jodhpur, dove sono stata nelle ultime settimane. Sull’autobus per venire qui siamo passati per dei villaggi e i signori più anziani avevano dei turbanti dai colori meravigliosi. Bianco, rosso, rosso a pois bianchi, giallo, arancione; verde e fucsia fluorescenti. Anche alcune donne avevano il sari (lo scialle lungo alcuni metri che si appoggiano alla testa e fanno poi girare intorno alla vita) giallo scioco. All’inizio pensavo fossero le donne musulmane che si tiravano il sari sul viso, ma è una cosa comune, per non attirare gli sguardi lascivi degli uomini. Ma perché gli uomini devono avere sguardi lascivi in primo luogo? Non si possono guardare le unghie sporche? Boh.

Ho visto un paio di camion al lato della strada che avevano fatto un frontale. Beh, non mi sorprende. In India sulla strada l’unica regola esistente è quella del più forte. Il mezzo più grande e grosso ha la precedenza. Così quando il nostro autobus sorpassava per esempio, se c’era una motocicletta che arrivava dall’altra parte aveva due opzioni: fermarsi o uscire di strada. I pedoni sono i più sfigati. Strisce pedonali o no, non cambia. Per attraversare la strada ci si deve buttare. Il più difficile è quando ci sono strade a più corsie, perché si deve fare come in quel gioco del rospo del Commodore 64, si passa la prima corsia e si aspetta tra macchine che passano davanti e dietro di poter passare la seconda e poi la terza e così via (lo stesso è in Cina in realtà). E le rotatorie, se si deve girare a destra (qui si guida a sinistra) perché fare la fatica di fare il giro intorno alla rotatoria? Si fa tanto prima a tagliare subito a destra! Pedoni, biciclette, camion, non ce n’è uno che faccia il giro. E poi vabbè, non esiste guardare se arrivano macchine quando si entra in una strada più grande. Si scanseranno. Quel che più mi spaventa sono i sorpassi. Non importa se ci sono un dosso o una curva che impediscono di vedere se qualche altro veicolo arriva. Se malauguratamente arriva un camion dall’altra parte si frena e si torna al proprio posto. Se è solo una macchina o una moto ad arrivare, beh, ci penseranno loro a scansarsi.

Il problema dell’avere la camera singola è che ho già perso due ore in Freecell. Damn!

Camminavo per strada e da un portone aperto si vedeva un gruppo di persone che ballavano al ritmo di tamburi. Un po’ più avanti una processione, con tamburi e trombe e gente che ballava. Uomini davanti e donne a seguire. Dietro a tutti un tizio su un cavallo, vestito come un Mahraja; dev’essere stato un tipo importante. Ai fianchi della processione degli straccioni che portavano delle lampade che sembravano pesantissime. E dietro tutti un tipo che spingeva un carretto con un generatore, per le lampade. Il rumore faceva a gara con i tamburi a chi si faceva sentire di più. A un certo punto si son fermati, senza che musica e danze smettessero, e da un portone sono uscite scatole di yoghurt, che qui chiamano curd e che si mangia a tutte le ore (è anche l’elemento principale del lassi), per rinfrescare i festaioli. Ne avrei voluto uno anch’io, nonostante il freddo, ma stranamente nessuno me l’ha offerto! Quando la processione è ripartita son rimaste le confezioni vuote sull’asfalto. Non so se fosse un matrimonio o una festa religiosa? 

Cazz, sono uscita per cenare e … mi toccherà mettermi le scarpe perché fa un freddo cane qui! Ma perché? Non siamo sui monti. Boh.