Jodhpur non mi è piaciuta molto. Sono contenta di esserci rimasta solo un giorno. Sarà che ero molto stanca per aver dormito male sul treno e avevo anche un po’ mi febbre mi sa, ma la gente mi stava particolarmente antipatica. Un signore continuava a fissarmi mentre camminava davanti a me, con uno sguardo non gentile, e ho dovuto mandarlo affanculo perché la smettesse. I ragazzini venivano ad ogni metro a elemosinare e tirarmi per la maglia. Un signore super gentilmente mi ha invitato a vedere la sua casa blu e a un certo punto mi ha chiesto di cambiargli 1 euro in rupie per pagare medicine per la moglie che stava sul terrazzo a prendere il sole. Un altro tipo si è messo a ridere mentre mi guardava. Il lassi speciale allo zafferano che hanno lì non mi piace. I ristoranti sono più cari. Insomma, niente di che. Bello il forte però, costruito da uno dei tanti maharaja. Jodhpur è anche chiamata la città blu, perché molti edifici sono dipinti di blu. Un bel blu. Dentro e fuori. Una volta erano solo le case dei bramini, i sacerdoti, una delle caste più alte; oggi chiunque può dipingersi la casa di blu.
Ora sono a Pushkar. Su un lago sacro. La gente viene qui in pellegrinaggio a farsi i bagni nel lago. Ho visto poco, ma quel poco mi ha sollevato. Sembra un bel posto di villeggiatura. La gente è rilassata e contenta. La mia stanza è bellissima, lilla, con una parete con dei getti di verde, bianco e blu. E una doccia calda (perlomeno per i primi due minuti). Erano due settimane che non avevo la doccia calda!
Pushkar è sempre nel Rajasthan, una regione a Nord-Ovest dell’India, al confine col Pakistan. In Rajasthan sono anche Jaipur, Bikaner, Jaisalmer e Jodhpur, dove sono stata nelle ultime settimane. Sull’autobus per venire qui siamo passati per dei villaggi e i signori più anziani avevano dei turbanti dai colori meravigliosi. Bianco, rosso, rosso a pois bianchi, giallo, arancione; verde e fucsia fluorescenti. Anche alcune donne avevano il sari (lo scialle lungo alcuni metri che si appoggiano alla testa e fanno poi girare intorno alla vita) giallo scioco. All’inizio pensavo fossero le donne musulmane che si tiravano il sari sul viso, ma è una cosa comune, per non attirare gli sguardi lascivi degli uomini. Ma perché gli uomini devono avere sguardi lascivi in primo luogo? Non si possono guardare le unghie sporche? Boh.
Ho visto un paio di camion al lato della strada che avevano fatto un frontale. Beh, non mi sorprende. In India sulla strada l’unica regola esistente è quella del più forte. Il mezzo più grande e grosso ha la precedenza. Così quando il nostro autobus sorpassava per esempio, se c’era una motocicletta che arrivava dall’altra parte aveva due opzioni: fermarsi o uscire di strada. I pedoni sono i più sfigati. Strisce pedonali o no, non cambia. Per attraversare la strada ci si deve buttare. Il più difficile è quando ci sono strade a più corsie, perché si deve fare come in quel gioco del rospo del Commodore 64, si passa la prima corsia e si aspetta tra macchine che passano davanti e dietro di poter passare la seconda e poi la terza e così via (lo stesso è in Cina in realtà ). E le rotatorie, se si deve girare a destra (qui si guida a sinistra) perché fare la fatica di fare il giro intorno alla rotatoria? Si fa tanto prima a tagliare subito a destra! Pedoni, biciclette, camion, non ce n’è uno che faccia il giro. E poi vabbè, non esiste guardare se arrivano macchine quando si entra in una strada più grande. Si scanseranno. Quel che più mi spaventa sono i sorpassi. Non importa se ci sono un dosso o una curva che impediscono di vedere se qualche altro veicolo arriva. Se malauguratamente arriva un camion dall’altra parte si frena e si torna al proprio posto. Se è solo una macchina o una moto ad arrivare, beh, ci penseranno loro a scansarsi.
Il problema dell’avere la camera singola è che ho già perso due ore in Freecell. Damn!
Camminavo per strada e da un portone aperto si vedeva un gruppo di persone che ballavano al ritmo di tamburi. Un po’ più avanti una processione, con tamburi e trombe e gente che ballava. Uomini davanti e donne a seguire. Dietro a tutti un tizio su un cavallo, vestito come un Mahraja; dev’essere stato un tipo importante. Ai fianchi della processione degli straccioni che portavano delle lampade che sembravano pesantissime. E dietro tutti un tipo che spingeva un carretto con un generatore, per le lampade. Il rumore faceva a gara con i tamburi a chi si faceva sentire di più. A un certo punto si son fermati, senza che musica e danze smettessero, e da un portone sono uscite scatole di yoghurt, che qui chiamano curd e che si mangia a tutte le ore (è anche l’elemento principale del lassi), per rinfrescare i festaioli. Ne avrei voluto uno anch’io, nonostante il freddo, ma stranamente nessuno me l’ha offerto! Quando la processione è ripartita son rimaste le confezioni vuote sull’asfalto. Non so se fosse un matrimonio o una festa religiosa?Â
Cazz, sono uscita per cenare e … mi toccherà mettermi le scarpe perché fa un freddo cane qui! Ma perché? Non siamo sui monti. Boh.