Alcuni anni fa ho visitato l’Iran con il mio compagno. Quando dissi ad amici e famigliari dove eravamo diretti, molti ci chiesero se eravamo matti, per andare in un posto così pericoloso. Credo che questa idea dell’Iran pericolosa venga dall’immagine che ne danno in tv.
In realtà alcuni anni dopo che siamo stati noi, ci sono stati dei disturbi politici, e per questo consiglio sempre di controllare cosa suggerisce il Ministero degli Affari Esteri per aggiornamenti recenti sulla situazione politica, per qualsiasi destinazione. Normalmente comunque l’Iran è un paese tranquillo. Quando siamo stati nel 2015 era uno dei paesi più tranquilli che abbiamo visitato, ed è così bello che è un peccato non farci un salto.
Questi sono i 5 aspetti che più mi hanno affascinato dell’Iran.
Cosa affascina dell’Iran: l’architettura
Alcuni posti dell’Iran non hanno eguali in nessun’altra parte del mondo. Perlomeno non che sappia io.
Come Kashan, non distante da Tehran, con le sue pazzesche case tradizionali, molte aperte al pubblico o che vengono usate come boutique hotel o guesthouse. Hanno dei cortili interni spaziosi, spesso con una fontana o una piccola piscina, circondate da stanze; i muri sono abbelliti da mosaici, sui tetti ci si può passeggiare.
C’è anche un hammam a Kashan, un bagno turcho, forse il più bello dell’Iran, con piccole cupole sul tetto, fatte con maiolica e piastrelle decorate. L’interno è altrettanto bello, ristrutturato di recente, merita decisamente una visita.
Un altro paese che ho adorato è stato Yazd. La città vecchia è fatta di argilla e paglia. Pazzesca. Potrei camminare per giorni nelle sue stradine labirintiche, affiancate da muri alti che nascondono quello che sta dietro, quindi è sempre una sorpresa quando si apre un portone o un arco porta a un cortile, un negozio o una casa bellissima.
Innanzitutto, la maggior parte son aperte ai non musulmani, il che non è scontato negli altri paesi musulmani.
Sono dettagliatamente decorate, imponenti ed affascinanti. Ogni paese ha una o più moschee importanti. Probabilmente le più maestose sono a Ifahan, nella Piazza dell’Imam, una delle piazze più belle e grandi che io abbia mai visto.
Cose che amo dell’Iran: il bazaar
I bazaar sono dei grandi mercati che si sviluppano lungo delle strade, dove i negozi si trovano uno dietro l’altro su un piano (o massimo due); spesso le stradine sono coperte da tetti o teli, per proteggere da eventuali piogge e sole. Qui è dove la gente del posto va a fare shopping quotidianamente e dove si può trovare di tutto.
Spezie colorate, bei tappeti lavorati a mano, frutta secca di tutti i tipi, vestiti da sposa e case del tè dove riposarsi tra una contrattazione e l’altra.
Sono come labirinti, con strade che si incrociano e ti portano a una moschea o un hammam, dove capita di incontrare degli uomini che escono dal loro bagno giornaliero o che si lavano per le abluzioni prima delle preghiere.
Sono decisamente uno dei primi posti da vedere quando si visita una nuova città .
Cose da amare dell’Iran: il cibo
E’ chiaro, non a tutti piace il cibo internazionale. Personalmente io amo assaggiare piatti diversi, più sono strani meglio è (ma certe cose che mi fanno senso le evito), e l’Iran è pazzesco in cucina.
Il pane, che ci è stato servito con ogni pasto, inclusa la colazione, è buonissimo. Quasi sempre sfornato in giornata, il più popolare è un pane lungo, piatto e soffice.
Abbiamo provato molti piatti e neanche mi ricordo come si chiamano. Ma uno in particolare ci è piaciuto e abbiamo provato a rifare a casa: il dizi. E’ una zuppa di montone cotta con ceci e altro, e l’abbiamo preso ogni volta che era nel menu. Anche le melanzane sono particolarmente buone in Iran, cotte semplicemente con il pomodoro, erano un delizioso piatto vegano.
Abbiamo mangiato anche un sacco di cipolla fresca e cetriolo, che amavamo.
Spesso ci veniva offerto il tè quando arrivavamo in una nuova guesthouse. Una bella tradizione. Servito con un sacco di zucchero e datteri.
Non siamo abituati ad essere trattati così. In Iran gli stranieri sono veramente benvenuti come ospiti. Siamo stati invitati a casa della gente conosciuta per strada più di una volta.
L’Iran è decisamente un paese da visitare: ha molto da offrire, è facile arrivarci e da girare, si può fare il visto in aeroporto se si resta meno di 15 giorni (questo almeno qualche anno fa, sempre meglio verificare), quindi niente ti ferma (a meno che tu non venga dagli Stati Uniti o Israele, con i quali non hanno buoni rapporti). Consiglio vivamente una visita, non resterete delusi.
14h08 Siamo all’Abbasi Tea House, dove un caffè costa 80.000 Ril (2 euro) + 23% di tasse, quando per pranzo abbiamo pagato 10.000 Ril (circa 2.50 euro) per due ottimi dizi e due chay in un buchetto del bazaar. L’Abbasi Tea House fa parte di un hotel di super lusso, con un bagno che viene pulito in continuazione. E c’è anche internet. E’ questo il motivo principale per cui veniamo qui.Â
Masjed-e Jameh
Stamattina siamo partiti dalla Masjed-e Jameh, la moschea più grande dell’Iran. Bellissima, con un bel gioco di maioliche e mattoncini. Poi giro per il bazaar, abbiamo preso delle spezie, di nuovo in Piazza dell’Imam e poi qui per pipì e rifornimenti. Tea house per stranieri e iraniani facoltosi.
Mi piace molto camminare per il bazaar. E’ una specie di galleria con negozi da entrambi i lati che si snoda per varie stradine, a volte ci siamo anche persi, ma la strada principale collega praticamente Imam Square a Masjed-e Jameh.Â
Ora andiamo a vedere Jolfa, il quartiere armeno, e i ponti sullo Zayandeh, il fiume di Isfahan.
15h Merenda con un bicchiere pieno di mais caldo con patatine (quelle confezionate in busta), funghi, maionese, sale, pepe e spezie. Non il mio snack preferito, un mix troppo strano.Â
19h Siamo al ristorante di fronte al nostro hotel. Due polli con riso. Tornando qui ci siamo fermati all’Abbasi, di nuovo per andare in bagno (senza bisogno di comprare niente). Sembra un luogo di riposo per stranieri, un rifugio. Le poltroncine lungo il corridoio per il bagno erano occupate da cinesi e da noi due, tutti intenti a controllare email e Instagram (l’unico social che funziona qui in Iran).
Bellissimi i ponti e bella la zona armena, con chiese, piazzette e coffee shop ovunque. Molto diverso dall’Iran a cui ci eravamo abituati. Caffè a volontà , e fatto anche con la moca! Ci torneremo domani a mangiare stinco di agnello.
Pranzo delizioso al Khan Gostar Restaurant, consigliato dalla Lonely Planet
Nei tre giorni abbondanti che siamo stati a Isfahan abbiamo visto diverse cose: la moschea Masjed-e Jameh, lo Zayandeh, Jolfa, il Kakh-e Chehel Sotun, un palazzo con un bel giardino dove abbiamo incontrato una gita di studentesse con cui abbiamo scambiato qualche parola, ma alla fine tornavamo sempre a Naqsh-e Jahan (Imam) Square, la gigantesca piazza principale di Isfahan, probabilmente una delle più belle del mondo. Impressionante.Â
Da Isfahan abbiamo perso un bus notturno per l’aeroporto di Tehran, così da non dover tornare nella capitale e poi andare in aeroporto che sarebbe stato un po’ complicato e ci avrebbe fatto perdere tempo. L’autista guidava come un pazzo, al solito, ma siamo arrivati salvi e sani.
Il Totia è un hotel moderno, come quello a Tehran. Mi sa che non ce ne sono di tradizionali qua, o magari costano troppo.
Ok, andiamo alla scoperta della meta più gettonata dell’Iran!
Piazza dell’Imam
Imam Square è bellissima. La seconda piazza più grande del mondo dopo Tien-An-Men a Beijing. E’ così grande che ci sono carrozze trainate da cavalli che sono super gettonate (da stranieri e gente del posto) come mezzo per girare la piazza.
Con una bella piscina, alberi, due moschee fantastiche, un bazar e un palazzo dal cui terrazzo si potrebbe vedere la piazza, se non fosse in ristrutturazione. Ci sono dei ragazzi che girano per la piazza per attirare i visitatori verso i loro negozi dove vendono tappeti o teli stampati; è interessante stare ad ascoltare le loro spiegazioni sui colori vivi verde e rosso usati dalle tribù del Nord-Ovest, colori più scuri dei nomadi del deserto dell’Est, i tappeti di città , più fini, e io penso ai miei gatti e quanto si divertirebbero a grattare questi tappeti da 200-1000 euro. Comunque non è obbligatorio comprare e non insistono tanto.
E’ un posto ideale per guardare la gente che passa. E’ pieno di gente, turisti, anche iraniani, studenti in gita scolastica, abitanti del posto che vengono a passeggiare, insomma, una vera agorà .
Nel giorno 30 dell’11mo mese dell’anno persiano 1393 siamo stati a PERSEPOLIS.
Bellissima. Ancora si vedono bene quelle immagini incise nella roccia 2500 anni fa, nel 520 a.C. Quelle immagini delle delegazioni straniere che fanno la fila per fare visita al re, portando doni, danno proprio l’idea di come deve essere stato. Emozionante essere lì a vedere di persona cose viste in foto. Due ore girovagando per il sito. Poi Naqsh-e Rostam e Naqsh-e Rajab, tombe di vecchi imperatori. E Pasargade, che se sapevo che era così distante (altri 70 km dopo Persepolis) e che c’era così poco da vedere (anche se non abbiamo visto tutto, ma chi se ne frega), me ne stavo a casa. Cioè, tornavo prima.
Ora siamo stanchissimi e il bus è tra più di 3 ore. Tra un po’ andremo in stazione, tanto abbiamo cenato, e aspetteremo lì. Dizi e Zereshk Polo per cena, il riso con pollo e melograno di ieri (era più buono quello di ieri alla tea house). Siamo andati con Johanne (Taiwan) e Bo-U (China), a Persepolis, pagando 650 000 Ril, circa 15 euro, contro i 100 che volevano dall’hotel.
A Shiraz, la città che ha dato i natali e il nome al famoso vino, dopo la rivoluzione del 79 i vigneti sono stati distrutti o convertiti in coltivazioni di uva sultanina. Uno spreco, direi.
La separazione tra i sessi è ovunque: a scuola, in moschea, persino negli autobus (gli uomini salgono davanti e le donne dietro). C’è da sorprendersi che riescano a conoscersi per accoppiarsi.
Qua a Shiraz è piovuto entrambe le notti e le mattine che siamo stati qui. E’ un bene, se non piove d’inverno l’estate è insopportabile. Per noi però è stata una tortura visitare Persepolis sotto la pioggia.
Sono le 10.30 di un venerdì sera, persino il bazaar era chiuso oggi (il venerdì è il loro giorno di festa), ma qui in stazione c’è un barbiere che sta tagliando i capelli.
In Iran ci sono banche e bancomat ovunque, ad ogni angolo delle strade, nei negozi, nelle stazioni, ne ho visto persino uno mobile, su un furgoncino. Solo che accettano esclusivamente carte iraniane. Solo contanti per noi. L’unica eccezione è qualche negozio di tappeti, dove si può pagare con carte internazionali.
A Shiraz piove. A “secie roverse”. Speriamo si calmi, altrimenti non riusciamo a vedere neanche la città , altro che Persepolis! E’ piovuto tutta la notte. C’è un telo che copre il cortile dove si fa colazione, e ogni tanto una goccia filtra.
13h20 Seray-e Mehr Teahouse & Restaurant
Per fortuna la pioggia si è calmata e siamo riusciti a venire al bazaar di Shiraz. Ora siamo in questa deliziosa teahouse nascosta nei meandri di questo labirinto.
Il mio piatto di melanzane era meno buono del solito; il pollo con riso e melograno di Luca invece era speciale.
21h14 Siamo all’hotel. Luca è impegnato a scambiarsi sguardi con due ragazze alle sue spalle, entrambe accompagnate da un uomo, ma sembra che questo non sia un problema. Dopo il riposino pomeridiano siamo tornati in strada. Al castello, all’Hammam, altra moschea, bazaar, stazione degli autobus a comprare biglietto per Isfahan per domani sera.
Una ragazza di Taiwan ha trovato un taxi che ci porta a Persepolis e Pesargade per 8 euro a testa circa, ottimo! Si parte domattina alle 8.30. Quelli dell’hotel volevano 55 dollari a testa per un tour simile. Yeek!
Sarebbe stato meglio prendere un’auto privata da Yazdper venire a Shiraz, che si fermava a vedere Pesargade e Persepoli, sarebbe costata 110 USD ma avremmo risparmiato una giornata. Se avessimo trovato qualcun altro con cui dividere il costo l’avremmo fatto; invece siamo qui che aspettiamo il pullman. Con l’autobus alla fine siamo arrivati alle 5 del pomeriggio.
Dopo essere arrivati a Yazd sull’autobus da Fahraj, abbiamo scomodato due autisti per farci dire come arrivare alla stazione dei pullman; uno è addirittura sceso dal suo bus per correre dietro a uno in partenza e spiegargli dove portarci. Sotto la pioggia. Fosse stato da un’altra parte ci avrebbero detto “Prendetevi un taxi se non sapete dove andare”.
Colazione, bus Fahraj-Yazd, due bus per il Terminal (la stazione degli autobus a lunga percorrenza), mezz’ora di attesa, e si parte alle 10.40. Bus VIP con posti super-spaziosi e TV giusto davanti. Chissà che ci guardiamo un bel filmone romantico dove possiamo immaginare baci e abbracci (visto che in Iran non è ammessa l’espressione di affetto).
Ho visto pochi smartphone qui in Iran, meno che in Repubblica Dominicana o Tanzania. Sarà che non c’è internet ovunque? In realtà ho scoperto che una sim senza internet costa sui 3 dollari, con internet 10; magari costa un po’ troppo per uno di qua, ma il servizio c’è.