Laita, la contrada del gusto

Laita, la contrada del gusto

Bruschetta alla

Laita

La contrada del gusto

Qualche tempo fa sono stata a cena alla Laita, la contrada del gusto, uno dei locali più carini della mia zona, la Valle del Chiampo.

E’ una vecchia contrada a Crespadoro sistemata e convertita in un elegante ristorante, bruschetteria e gelateria.

Ho fatto talmente tante foto quella sera che ho pensato di dedicarle un intero post.

La location

laita contrada del gusto

Queste vecchie case in sasso sono una delle più belle eredità che abbiamo. 

laita crespadoro
Immersi nella natura dell’Alta Valle del Chiampo.

Con stile.

laita crespadoro

Il letto dei nonni 

laita crespadoro
vecchia casa crespadoro
bruschetta chiampo

Laita,

i dettagli

laita contrada del gusto
vecchia casa altissimo
madonna valle del chiampo
bruschetteria vicenza
vecchia contr? crespadoro
vecchia contrada valle del chiampo
bruschetta crespadoro
gelateria vicenza
aperitivo valle del chiampo

Aperitivo con gnocco fritto e pancetta.

Sciroppo di sambuca, durello e limone. 

Laita,

la cena

Bruschetta caciotta di Burlino, cubi di trota affumicata, saor, mela, spinacino fresco.

Pane: ciabatta integrale con farina di segale.

bruschetta laita
gelato la laita

Coppa gelato (si potrebbe cenare anche solo con questo).

Il gelato della Laita è stato votato 7° miglior gelato d’Italia!

bruschetta valle del chiampo

Il gelato alla Laita merita una sezione a sé perché è un’esperienza unica.

Soprattutto l’affogato.

gelateria chiampo
gelato chiampo
la laita crespadoro
laita chiampo
e quando si fa notte…
la laita chiampo
ristorante vicenza
vecchia contrada valle del chiampo
ristorante vicenza

E’ l’attenzione per i dettagli che rende questo posto così speciale, dagli ingredienti dei piatti proposti al più piccolo fiorellino.

design vicenza
design vicenza

definitely recommended…

It’s Going to be Perfect!

vieni con me!

La Havana

La Havana

Il profumo, la decadenza, gli jineteros: ecco La Havana come l’ho vissuta io.

Copia di green car.jpg

La Havana è una città interessante e curiosa. Ha un fascino come poche, ma è anche soffocante, con le case che cascano e la gente che ti vuole solo fregare.

Il primo aspetto di L’Havana che mi viene in mente è il suo profumo. O meglio, odore. Gasolio. Inquinamento. Soffocamento. Il gasolio si sente ovunque: per le strade, sotto forma di fumi neri sbuffati dalle vecchie macchine americane – che sono diventate l’immagine di Cuba e ne hanno fatto la fortuna, ma ti tolgono il respiro. Sugli autobus, dai buchi nella lamiera. In camera, quando anche al quinto piano vieni svegliato di notte da un forte odore di gasolio e devi chiudere la finestra e accendere l’aria condizionata anche se non ti piace.

La decadenza. Sembra che la città possa cadere in frantumi da un momento all’altro. C’è una zona attorno alle quattro piazze di La Havana Vieja che è stata ristrutturata ed è deliziosa. Appena si gira l’angolo casca tutto. Dalle terrazze sui tetti delle case particular e di alcuni alberghi si vede tutto, e si nota ancora di più la decadenza. Le pareti che danno sulla strada magari sono state riparate, ma da dietro si vedono il grigio e i buchi, muri mancanti, muri collassati.

Alba dal tetto della casa - Sunrise from the rooftop terrace of our casa particular

Alba dal tetto della casa

La prima mattina siamo saliti sul tetto della nostra casa. Eravamo ancora con l’orario italiano, quindi nonostante la stanchezza del viaggio, alle 6 eravamo in piedi. Bella l’alba da lì. E un po’ alla volta si è vista la città svegliarsi. L’afa è terribile anche d’inverno (noi ci siamo stati a inizio dicembre), perciò porte e finestre sono sempre aperte e la vita si svolge principalmente sui terrazzi o in strada. Da una parte un signore si lava i denti guardando fuori dalla finestra. Una signora qualche casa più vicina scarica un po’ d’acqua dalla cisterna per lavare i panni. Dall’altra parte una ragazza si siede davanti alla porta di casa sulla sedia a dondolo col suo bimbo; accende la tv e allatta. Al piano di sotto una mamma pettina una bambina, che appena finito si mette a guardare la tv con i suoi fratelli finché non è ora di andare a scuola.

decadenza

Decadenza a La Havana: parti crollate di edifici trovano nuovi usi.

Gli Jineteros sono i professionisti del fregare i turisti; riescono a convincerli a comprare merce di pessima qualità o a stare in una casa particular o a mangiare in un ristorante dove si prendono una bella commissione.

Il primo giorno ci siamo cascati in pieno. Del resto, sono bravissimi a riconoscere i nuovi arrivati. Pochi minuti dopo essere usciti di casa già avevamo comprato i sigari. “Oggi è il giorno in cui le famiglie hanno il permesso di vendere la loro parte di sigari, e costano molto meno che comprarli in fabbrica”. Ok. Fatto. Grazie. Normalmente non mi faccio abbindolare così, ma questo era proprio bravo, con i suoi sorrisi, le battutine, l’aspetto di chi ti puoi fidare. Peccato che anche il giorno dopo fosse “l’unico giorno”. Di che qualità siano questi sigari non si sa, perché tanto chi ci capisce qualcosa? Io nemmeno fumo!

Hai una caramella per i miei bambini? - Do you have a candy for my children?

Hai una caramella per i miei bambini?

Nel pomeriggio una ragazza simpatica ci aggancia e comincia a chiacchierare, chiede di dove siamo, ride, ci invita al bar favorito da Che Guevara (fatalità sotto casa sua) a bere un mojito che ci costerà 4 CUC (circa quattro euro , quando al bar di un hotel a 4 stelle costava 3 – probabilmente il suo prezzo normale in questa bettola sarebbe meno di un CUC), quindi 12 euro partiti (perché ovviamente non c’è stato bisogno di parlarne, ma il suo l’abbiamo offerto noi). Poi al supermercato a comprare del latte in polvere per il bambino (era partita con 5 sacchetti a 12 euro, ma per fortuna alla fine si è accontentata di 2) perché lei non lavora, lo Stato le passa qualcosa ma non basta, in due settimane ha già finito la razione mensile.

E il latte lo compri anche volentieri perché non è come dare soldi che magari li usa per bere altri 10 mojito (in realtà la bibita preferita dai cubani è il Cuba Libre, il mojito è per i turisti). No, latte per il bambino che è una cosa utile. Poi quando ci siamo salutati mi sono ricordata di aver letto da qualche parte che si fanno regalare il latte in polvere (perché è più facile che convincere a farsi dare dei soldi) e poi lo rivendono. Vabbé.

La bella faccia di La Havana - the pretty side of La Havana

La bella faccia di La Havana

Il giorno dopo abbiamo “casualmente” incontrato un’altra coppia lungo il Malecon (il lungomare) de La Havana, sempre molto simpatici; lui parla un mix di italiano e spagnolo con Luca, lei mi racconta di quanto è bella Cuba, con la sua educazione gratuita (tutti laureati che però non sanno parlare inglese … ??), la sanità gratuita (peccato che nelle farmacie non si trovi niente), la sicurezza gratuita (e infatti tutti vivono con delle grate alle finestre e alle porte anche se sono al quinto piano). Ci hanno portati in un posto dove un artista vende le sue opere e il ricavato va a sostegno di una scuola per bambini autistici (grazie ma non mi piace) – dove si beve il negron, un cocktail buonissimo, unico posto a Cuba (grazie ma non ho sete) – e qui costa tutto tantissimo, mi regaleresti mica un po’ di latte per il bambino? (scusa ma arrivi tardi)

La prima volta sei contento, pensi “che simpatici sti cubani” (e il tipo con cui stai parlando te lo conferma lui stesso). Poi ti rendi conto che i soli cubani che vengono a parlare con te sono quelli che vogliono infinocchiarti. E allora un po’ ti metti sulla difensiva e la tua vacanza prende una sfumatura diversa.

Tassisti a La Havana - Taxi drivers in La Havana

Tassisti a La Havana

Nonostante tutte le delusioni, ho voluto passare altre 3 notti a La Havana prima di tornare in Italia. Perché, pur con i suoi difetti, una città affascinante come La Havana io non l’ho vista mai.

Altre foto di Cuba sul mio album Flickr.

Il fascino di Cuba

Il fascino di Cuba

Nel dicembre 2015 sono stata a Cuba, una destinazione particolare da visitare, piena di sorprese, belle e brutte, e di delusioni, ma sicuramente è un posto come pochi altri ed incredibilmente fotogenico.

Havana Cuba
Avenida Simon Bolivar, una delle strade più colorate di La Havana.

Da qualche anno sono tornati i collegamenti diretti tra Stati Uniti e La Havana. Gli americani ora possono ottenere visti individuali per visitare Cuba (mentre prima potevano farlo solo con i viaggi organizzati). Questo sicuramente aumenterà il flusso di visitatori dall’America e inevitabilmente porterà dei cambiamenti, essendo l’isola così vicino agli States.

Quando ho visitato Cuba nel dicembre del 2015 sembrava tutto un po’ finto, era come ci fossero due livelli: quello dove vivono i cubani e quello dei turisti; questi due livelli sono separati e raramente si sovrappongono. I cubani hanno i loro ristoranti e café, i loro taxi e autobus, perfino i loro hotel e spesso (come nel caso delle Casas Particular) i turisti non li possono utilizzare. Ma parlerò di questo più in dettaglio in un altro post.

Mentre giravo per Cuba ero turbata da un sentimento di disappunto (perché più di una volta mi hanno fregata) e di falsità. Le belle aree di La Havana con le caffetterie pittoresche e gli edifici bellissimi, ben ristrutturati per i turisti, contrastano con il resto della città che sta cadendo a pezzi (ne parlo nell’articolo su La Havana).

Il Malecon a La Havana

Ora però ricordo con piacere la bellezza che ho incontrato. La sera, una passeggiata sul Malecon di La Havana ripaga da sola il costo del viaggio: la vista del sole che tramonta dietro il profilo dei vecchi palazzi affacciati sul mare è mozzafiato; cubani e turisti si incontrano qui per chiacchierare e flirtare, e tra un bacio e l’altro schivano le grosse onde che invadono il marciapiede; nel frattempo le vecchie auto americane corrono sul viale che costeggia il mare. E’ tutto un insieme da cartolina la cui immagine mi accompagnerà a lungo.

Certamente anche il resto di Cuba ha dei posti spettacolari. Ricordo in particolare la vegetazione lussureggiante di Vinales e gli aratri trainati da buoi che mi fanno immaginare come doveva essere l’agricoltura in Italia ai tempi dei miei nonni. La bambina che danza in un giardino a Trinidad, incurante degli spettatori che si sono radunati attorno a lei. L’atmosfera rilassata della vita da pescatori di Baracoa. Il caloroso benvenuto dei nostri ospiti italo-cubani a Cienfuegos. Il fascino e i colori di Sancti Spiritu, come Trinidad, ma molto più autentica. I giovani cubani che lavorano nei resort di Guardalavaca, e in spiaggia si rilassano e ballano prima dell’inizio del turno. I cubani che chattano con i parenti all’estero nei pochi posti dove c’è il wifi.

sancti spiritu cuba
Amicizie a Sancti Spiritu

Non so come questa apertura influenzerà la sensazione di trovarsi in un altro mondo che si prova viaggiando su quest’isola. Spero che Cuba non cambi troppo, o rischia di perdere tutto il suo fascino.

Cristiani e caffé a Isfahan

Cristiani e caffé a Isfahan

23 Febbraio 2015

14h08 Siamo all’Abbasi Tea House, dove un caffè costa 80.000 Ril (2 euro) + 23% di tasse, quando per pranzo abbiamo pagato 10.000 Ril (circa 2.50 euro) per due ottimi dizi e due chay in un buchetto del bazaar. L’Abbasi Tea House fa parte di un hotel di super lusso, con un bagno che viene pulito in continuazione. E c’è anche internet. E’ questo il motivo principale per cui veniamo qui. 

Masjed-e Jameh

Masjed-e Jameh

Stamattina siamo partiti dalla Masjed-e Jameh, la moschea più grande dell’Iran. Bellissima, con un bel gioco di maioliche e mattoncini. Poi giro per il bazaar, abbiamo preso delle spezie, di nuovo in Piazza dell’Imam e poi qui per pipì e rifornimenti. Tea house per stranieri e iraniani facoltosi.

Mi piace molto camminare per il bazaar. E’ una specie di galleria con negozi da entrambi i lati che si snoda per varie stradine, a volte ci siamo anche persi, ma la strada principale collega praticamente Imam Square a Masjed-e Jameh. 

Ora andiamo a vedere Jolfa, il quartiere armeno, e i ponti sullo Zayandeh, il fiume di Isfahan.

15h Merenda con un bicchiere pieno di mais caldo con patatine (quelle confezionate in busta), funghi, maionese, sale, pepe e spezie. Non il mio snack preferito, un mix troppo strano. 

19h Siamo al ristorante di fronte al nostro hotel. Due polli con riso. Tornando qui ci siamo fermati all’Abbasi, di nuovo per andare in bagno (senza bisogno di comprare niente). Sembra un luogo di riposo per stranieri, un rifugio. Le poltroncine lungo il corridoio per il bagno erano occupate da cinesi e da noi due, tutti intenti a controllare email e Instagram (l’unico social che funziona qui in Iran).

Bellissimi i ponti e bella la zona armena, con chiese, piazzette e coffee shop ovunque. Molto diverso dall’Iran a cui ci eravamo abituati. Caffè a volontà, e fatto anche con la moca! Ci torneremo domani a mangiare stinco di agnello.

Delizioso piatto iraniano

Pranzo delizioso al Khan Gostar Restaurant, consigliato dalla Lonely Planet

Nei tre giorni abbondanti che siamo stati a Isfahan abbiamo visto diverse cose: la moschea Masjed-e Jameh, lo Zayandeh, Jolfa, il Kakh-e Chehel Sotun, un palazzo con un bel giardino dove abbiamo incontrato una gita di studentesse con cui abbiamo scambiato qualche parola, ma alla fine tornavamo sempre a Naqsh-e Jahan (Imam) Square, la gigantesca piazza principale di Isfahan, probabilmente una delle più belle del mondo. Impressionante. 

Da Isfahan abbiamo perso un bus notturno per l’aeroporto di Tehran, così da non dover tornare nella capitale e poi andare in aeroporto che sarebbe stato un po’ complicato e ci avrebbe fatto perdere tempo. L’autista guidava come un pazzo, al solito, ma siamo arrivati salvi e sani.

Al Totia Hotel di Isfahan

Al Totia Hotel di Isfahan

Isfahan, Totia Hotel

21Feb 2015

Alle 6 di stamattina eravamo a Isfahan, in autostrada però, non in centro città. Quindi abbiamo pagato altri 170.000 Ril per venire in città (4 euro poco più). Più altri 300.000 perché era presto per il check-in. Però è stato un bene avere subito la stanza: ho dormito un’altra ora e mezza, doccia e colazione e ora sto molto meglio, anche se ancora un po’ assonnata. C’è di buono che per la stanza paghiamo solo 900.000 Ril (circa 22 euro, non accettano euro ed è la prima volta che ci capita). Io ero tutta contenta perché a Isfahan la stazione dei pullman a lunga percorrenza è poco distante dal centro e ci arrivano gli autobus cittadini, sapevo già come arrivare in hotel. Invece ci hanno fatto scendere in autostrada, mezzo rincoglioniti, perché il nostro autobus andava a Tehran e non è passato per il centro di Isfahan. Avrei dovuto chiedere in biglietteria un pullman che si ferma a Isfahan.

Il Totia è un hotel moderno, come quello a Tehran. Mi sa che non ce ne sono di tradizionali qua, o magari costano troppo.

Ok, andiamo alla scoperta della meta più gettonata dell’Iran!

Imam Square in Isfahan

Piazza dell’Imam

Imam Square è bellissima. La seconda piazza più grande del mondo dopo Tien-An-Men a Beijing. E’ così grande che ci sono carrozze trainate da cavalli che sono super gettonate (da stranieri e gente del posto) come mezzo per girare la piazza.

Con una bella piscina, alberi, due moschee fantastiche, un bazar e un palazzo dal cui terrazzo si potrebbe vedere la piazza, se non fosse in ristrutturazione. Ci sono dei ragazzi che girano per la piazza per attirare i visitatori verso i loro negozi dove vendono tappeti o teli stampati; è interessante stare ad ascoltare le loro spiegazioni sui colori vivi verde e rosso usati dalle tribù del Nord-Ovest, colori più scuri dei nomadi del deserto dell’Est, i tappeti di città, più fini, e io penso ai miei gatti e quanto si divertirebbero a grattare questi tappeti da 200-1000 euro. Comunque non è obbligatorio comprare e non insistono tanto.

E’ un posto ideale per guardare la gente che passa. E’ pieno di gente, turisti, anche iraniani, studenti in gita scolastica, abitanti del posto che vengono a passeggiare, insomma, una vera agorà.