16 Febbraio 2015
13h33
Stamattina siamo stati al tempio Zoroastriano ATESHKADEH qua a Yazd, uno dei più importanti dell’Iran. A parte il giardino e una sala con un fuocherello acceso ininterrottamente dal 460 d.C. non c’è molto da vedere. Su una panchina del giardino abbiamo fatto delle foto con un paio di donne del posto; o almeno così pensavamo! Invece il marito che ha scattato è riuscito a trovare il modo di zoomare sul telefono di Luca, e ha inquadrato solo noi due, tagliando fuori le due donne. Furbo.
Piazza Amir Chakmaq, Yazd
Dopo il tempio siamo passati a Piazza Amir Chakmaq e relativo complesso: moschea, Hosseinieh (così si chiamano gli edifici usati per commemorare un Imam), piscinetta senz’acqua e qanat (un pozzo usato nel particolare sistema di irrigazione iraniano) ora diventato palestra (ci sono anche degli spettacoli dei bodybuilder ogni tanto). Sotto l’Hosseinieh ci sono delle botteghette, tra cui un kebabbaro specializzato in cuore e fegato di pecora. Quindi pranzo a base di spiedini appena menzionati e dazi (però quello di Kashan era molto più buono), salto in pasticceria e poi di corsa in hotel ché me la stavo facendo addosso.
Mi sono comprata un hejab stamattina, quel foulard che passa sopra alla fronte e sotto il mento, tenendo coperte anche le orecchie, perché la sciarpa che devo tenere a coprirmi i capelli cade in continuazione e devo sempre star lì a controllarla. Perché non so come potrebbe reagire la gente. Non credo si scandalizzerebbe a vedermi i capelli, ma potrebbe infastidirsi. Meglio non rischiare.
Città vecchia di Yazd
Dopo il caffé siamo stati in giro per la città vecchia, che è fatta di argilla e paglia. La base dei muri è fatta di mattoni di argilla, che poi sono coperti con questo miscuglio di argilla e paglia anziché malta. Bello passeggiare tra queste viette suggestive. Sono strettissime eppure occasionalmente passa un’automobile; non so come facciano, io piuttosto di fare quella fatica vado a piedi.
Le case sono tutte circondate da mura alte 2-3 metri, quindi si cammina tra questi vicoli in mezzo alle mura. Siamo stati a vedere una casa tradizionale (carina, ma dopo quelle di Kashan siamo rimasti poco entusiasmati), le prigioni di Alessandro (e abbiamo bevuto un tè nel pozzo dove tenevano i prigionieri puniti più gravemente), ci siamo persi per le vie, abbiamo pagato un euro per salire sul tetto di un edificio dove ci sono un baretto e un’art gallery con in vendita due tazze e una ciotola, per fare due foto che son venute schifo. Poi un giretto al bazaar e cena sotto all’Hosseinieh di nuovo con pollo e altri spiedini perché Luca non voleva cenare all’hotel/ostello di nuovo (qui molti hotel hanno anche un buon ristorante con cucina tradizionale).
Deliziosa cittadina questa Yazd.