Ancora Darjeeling

Ancora Darjeeling

16 Ott 2010

11.20am Piove. Son persa. Non capisco niente delle strade di questo paese e non riesco ad orientarmi. Non ho idea di dove sono.

1300hrs. Finalmente son riuscita a raccapezzarmi. Sono venuta a visitare un altro campo profughi tibetano, anche questo fondato nel 1959. “Tibetan Self Help Centre”. Ho comprato uno scialle fatto dalle donne di qui. Bellissimo. Lo userò come coperta, probabilmente. Già mi ci vedo nel mio salottino in Italia a guardare un film abbracciata al mio nuovo scialle e sognando il Tibet…

Un poster recita:

Tibet will never die
Because there is no death for the human spirit.
Communism will not succeed because man will not be a slave forever.
Tyrannies have come and gone and so have caesars and czars and dictators.
But the spirit of the man goes on forever.
Jaya Prakash Narayan

Mi son commossa quando ho letto sta roba. E’ una cosa che non potrò mai capire in pieno probabilmente, cosa si provi a non poter vivere nel proprio paese. Ci son circa 350 abitanti in questo villaggio. Una signora mi spiegava che però i giovani se ne vanno, a studiare o lavorare in giro per l’India. Solo i vecchi e i bambini restano.

5.40 pm In albergo, guardando calcio inglese in TV. Con un americano, del Vermont, e 3 inglesi. Qualcuno là dietro sta suonando la chitarra. Ho già sonno. Ho anche comprato del milk tea da portare a casa oggi. E’ strano, si fa con il latte direttamente, non con l’acqua. Si porta il latte a ebollizione, si mettono un cucchiaino di tè e un sacco di zucchero e si mescola per un paio di minuti. Ecco, aggiungo una tazza di tè alla mia immagine di me stessa sul mio divano fra qualche mese…

17 OTT 2010

8.20am Colazione in un ristorantino locale a base di pane fritto e patate piccanti più un milk tea. 30 centesimi. Buono. Sono piena. Oggi non piove. E’ nuvoloso però. Ho bisogno di lavarmi le mutande. Qui hanno un modo molto strano di parlare al telefono. Lo tengono attaccato all’orecchio mentre ascoltano, ma quando è il loro turno di parlare se lo portano davanti alla bocca. Come se il microfono non arrivasse fino a là. Boh. Ho notato lo stesso in Nepal.

Oggi che faccio? Magari vado all’Observatory hill e poi mi faccio un bel latte gigante in quel coffee shop che ho visto nel centro commerciale. Son più di due mesi che non mi bevo un latte o cappuccino. I deserve one.

15.35hrs. Ha cominciato a piovere. Tra 30 minuti inizia Knock Out, un bolliwood movie che ho intenzione di vedere al cinema. Mentre aspetto mi bevo un milk tea con due dolcetti indiani dolcissimi e buonissimi (saranno la mia rovina!). Questo dolcetto bianco con pistacchi sopra è fatto di grano e zucchero. Spero vendano pop corn al cinema. Nessun straniero in questi ristorantini locali, solo nei posti raccomandati dalla Lonely Planet.

16.05hrs Il film era in Hindi, senza sottotitoli, così me ne sono venuta da Glenarys per un tè e internet, possibilmente. C’è una vista spaziale da qua.

Ho visto che ci sarebbe posto sul treno per Calcutta per domani. Ma non so. Magari resto un altro giorno e mi faccio un giro su questo “toy train” che viaggia ancora a vapore.. Poi vorrei vedere la tea plantation, devo andare in posta.. insomma, ne ho di cose da fare!

20.05hrs Vediamo com’è il tempo domani. Perché se fa ancora caccare tanto vale che me ne vada. Dopo due giorni in questa città comincio ad orientarmi. Stasera sono riuscita a tornare in albergo senza perdermi. Quel che confonde è che il paese è sui due lati della collina. Mi confonde avere il monte a sinistra mentre scendo e poi girare a sinistra e trovarmi il monte ancora a sinistra … Ho ordinato una banana pancake per cena. Ho cominciato a prendere le pillole per la malaria ieri. About time direi. Ho comprato uno di quei berretti di lana grossa oggi. Mi avrebbe tanto fatto comodo in Annapurna, quando morivo di freddo… fra qualche giorno sarò nel caldo tropicale e mi sarà solo di peso.. però è un ricordo dai. Mi piace coprirmi di stupidaggini che mi ricorderanno il mio viaggio una volta a casa. C’è un gran bordello di gente oggi a Darjeeling, nonostante la pioggia. Alcuni ubriachi. E’ il giorno principale di questo loro festival che dura 10 giorni. Molti avevano un tikka bello grande, rosso, con pezzetti grossi di polvere, sulla fronte. Ci sono tanti turisti indiani. E anche cinesi mi sembra.

18Ott10

13.30hrs Ufficio postale di Darjeeling. Sto osservando il tipo che impacchetta la roba da spedire. C’ha un’arte spettacolare, abile e veloce nel cucire. Prima avvolge il pacchetto nella carta, poi lo copre con un telo bianco che cuce a mano.

darjeeling post office

16.20hrs Piove che Dio la manda! C’è Manuel là fuori da qualche parte. E’ di Perugia. Secondo italiano che incontro in questi due mesi in giro. Fa il fotografo di professione. Perché non posso vendere le mie foto pure io? Perché non sono brava a far niente? Stamattina siamo stati a vedere una fabbrica di tè. Harrods vende il loro tè. La fabbrica era chiusa, ma una tipa ci ha spiegato qualcosa su come si produce. Molto poco in realtà. Anzi, niente, ora che ci penso. Più che altro voleva i 30 centesimi per una tazza di tè (carissimo, qua costa un terzo di media!). Bello camminare tra le piantine di tè. Non le avevo mai viste prima. Sembrano dei cespugli bassi.

Abbiamo mangiato dei momo buonissimi per pranzo, e una specie di gnocco gigante pieno di carne. Allo stesso ristorantino dove ho fatto colazione ieri mattina. Ci siamo incontrati là stamattina, con i nostri pane fritto e patate. Lui andrà in Sikkim, più a nord. E’ una regione un po’ autonoma, c’è bisogno di un permesso particolare per andarci, che però è gratis. A quanto pare è bello, si riesce a vedere il monte più alto dell’India da lì. C’ho pensato anch’io, ma son stanca di monti. E comunque il tempo continua ad essere orribile e le previsioni annunciano brutto tempo per altri 10 giorni…

ristorante darjeeling

Un tipo che abbiamo incontrato per strada oggi, quando ha saputo che siamo italiani (anche qui la lista di domande è come in Nepal) ci ha raccontato che suo nonno ha combattuto in Italia durante la seconda guerra mondiale, con gli inglesi contro i tedeschi. Gurkha si chiamavano forse ste truppe indiane? Boh, ne avevo già sentito parlare. Ora lo wikipedio. Già. Gurkha è chiamata la gente di questo angolo di mondo (tra Nepal e Nord India) – da cui gurkhaland – e come gurkha erano conosciuti i soldati indiani arruolati nell’esercito inglese. Famosi per le loro forza e coraggio, a quanto pare.

Gorkhland

C’è un bel cielo fuori. Circondati dalla nebbia, ma c’è un filetto di luce gialla all’orizzonte.

Anche oggi son stata in questo caffè 3 ore per internet, prendendo solo una fettina di torta al cioccolato e una teiera di caffè. Mi odieranno? Ma qui non si fanno riguardi a portarti il conto appena finisci di mangiare se vogliono che tu te ne vada, quindi prendo il loro silenzio come un ok implicito…
Ah, comunque, for your reference, qui sono le 1900hrs quando in Italia sono le 15.30.

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INDIA!!

INDIA!!

15 Ottobre 2010 4.30pm

Un semaforo. Gli uomini mi sfiorano. Tutti trovano scuse per aumentare il prezzo stabilito inizialmente. Già, sono in INDIA. Non sicura dell’orario. Mi manca già il Nepal, come trattano gli stranieri. Nell’ultimo autobus che ho preso in Nepal non ho neanche potuto cedere il mio posto a una vecchietta, perché ero ospite e dovevo stare io seduta. Sul bus per Kakarbhitta stamattina era salito un pazzo. Con la sua ragazza e la figlia. Mi ha mostrato i polpacci e ha tirato un pugno in aria per farmi vedere quanto è forte. Voleva che andassi a casa sua. Certo. E voleva che mi prendessi sua figlia. In cambio della macchina fotografica.

confine india nepal

Ho noleggiato una bici con autista per attraversare il fiume che separa Nepal e India

C’è un negozio attaccato al distributore di benzina! Wow, sembra quasi di stare in Europa! Nemmeno in Cina i distributori son così avanzati..

8.15pm Tower View Hotel. Sto aspettando che mi scaldino l’acqua per lavarmi. Mi dovrò fare la doccia prendendo l’acqua da un secchio. Vabbè, che sarà mai. Meglio che fredda! Sono a Darjeeling, 2134m slm, patria del tè. Si trova nel West Bengala, una regione che vuole l’indipendenza (la chiamano Gorkhaland o qls del genere). Non è ancora proprio India, una via di mezzo tra Nepal e Tibet. Parlano nepalese in effetti. E la gente è gentile (non che mi aspetti che gli indiani siano rudi, ma un po’ più rompiscatole sì). Sono stanchissima e non vedo l’ora di andarmene a letto.

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Janakpur

Janakpur

14 Ottobre 2010

Wow, Janakpur è meravigliosa! La gente è super ospitale. Un sacco di persone per strada mi fanno le classiche domande, da dove vengo, se viaggio sola, come mi chiamo, se mi piace Janakpur. Un paio di volte mi hanno sorpreso con un “What is the purpose of your trip?”. Lo scopo del mio viaggio? Boh! Ma non sono pesanti, perché quando hanno finito con la lista se ne continuano per la loro strada.

Stamattina in un negozietto dove mi son fermata a bere una coca ho conosciuto un ragazzino molto sveglio. 13 anni, parlava un buon inglese, e mi diceva che la situazione del suo paese non è buona. Siccome gli ho detto che vengo da un posto vicino a Venezia, mi ha raccontato di Marco Polo, nato nel 1254 o qls del genere, che è partito da Venezia ed è andato in Cina, dove è rimasto per 17 anni, diventando buon amico dell’imperatore. Ah, la coca cola era per uccidere eventuali batteri contenuti nella bibita che ho preso per colazione. Appena uscita dall’albergo stamattina, alla ricerca disperata di qualcosa da mangiare, ho visto della gente che beveva sto coso giallo, e mi sono incuriosita. Solo che era freddo, non dovrei bere cose non bollite o non in bottiglia. Questo probabilmente era fatto con la loro acqua della fontana e della farina di mais sembrava. Piuttosto denso. Non il mio drink favorito direi. E aspetto cagotto in arrivo any time.

In questi giorni c’è il DIWALI, il festival più importante per gli induisti. Il loro Natale, lo definiscono per spiegarsi. Solo che dura 10 giorni. Domani sarà il giorno più importante, quando migliaia di capre verranno immolate in offerta agli dei in tutto il Nepal. Per molte famiglie sarà l’unica occasione dell’anno in cui mangiano carne. Peccato che mi perderò gli sgozzamenti, ma domani devo uscire dal Nepal perché il mio visto scade. Sarebbe stato interessante.

janakpur

caprette ignare del loro mesto destino

Comunque è bello camminare per strada. Janakpur è diversa dagli altri paesi del Nepal che ho visto. E’ piuttosto grigia e polverosa, strade con poche macchine, tante bici e tanta gente a piedi. Ed ho incontrato solo un altro occidentale, australiano.

Stamattina mentre camminavo per la strada sentivo preghiere e canti provenire da altoparlanti. Mi sono seduta sugli scalini di un tempio, circondato da tanti piccoli altari, ed osservavo la gente intorno a me. Una famiglia (l’uomo vestito di un bianco immacolato) è entrata con una scorta di uomini armati. Nei templi sacerdoti vestiti di stracci, magrissimi; donne con braccialetti ad entrambe le caviglie e piedi rossi. Un tizio vende giornali ed altri leggono lì intorno, seduti sugli scalini del tempio pure loro. Una mucca attaccata ad una colonna del tempio. Con la fronte rossa pure lei. Un tizio che mugugna mentre prega. In un altro tempio due tizi vestiti di bianco seduti per terra che parlano, uno con un gran barbone grigio, e il solito striminzito che porta loro acqua per lavarsi le mani. La mucca è sacra per gli induisti. E’ considerata la “madre” degli induisti, mi sembra di aver capito da un tizio sul bus ieri. Poveri induisti, chissà come si sentono quando emigrano in Europa e vedono il trattamento riservato alla loro bestia sacra… Ce ne sono così tante che vagano in giro per la città, sembrano a passeggio pure loro; la gente ci cammina intorno, perlopiù ignorandole, a volte si fermano a mettere la polvere rossa (il tikka) sulla loro fronte. Son belle ste mucche bianche con la fronte rossa. Mi chiedo se hanno un proprietario e come fanno a ritrovarle?

Janakpur Women Development Centre

Stamattina sono stata al Janakpur Women Development Centre, vicino al villaggio Mithila di Kuwa. Interessante. Il centro è stato fondato nel … ’89 mi sembra? Vi lavorano le donne del villaggio, poverissimo, che hanno così la possibilità di crearsi uno spazio fuori dalla sfera di influenza del marito. Fanno porcellane, tappeti, borse. Vendono soprattutto a turisti ed esportano, pure in Italia, ma la tizia non ha saputo dirmi dove. Ho comprato una tazza (boh, c’ho sta cosa per le tazze), e degli specchi da attaccare sui muri … Avrei voluto spedirmeli a casa, ma l’ufficio postale non è proprio come quelli che si trovano in Europa. Non c’era assolutamente niente, non buste o pacchi da poter comprare, solo uno sportellino da cui mi hanno detto che per legge non potevo spedire “glass”, perché si rompe e non si vogliono assumere la responsabilità immagino. Vabbè, proverò a mandarli dall’India. Peccato, sarebbe stato bello avere una busta con un francobollo e timbri nepalesi…

Pranzo in famiglia

Appena uscita dal post office sono stata invitata a casa di una famiglia per un tè. Che poi si è trasformato in maiale con riso soffiato e verdure, e un bicchiere di pompelmo. Io avevo appena pranzato, ma come potevo rifiutare? La mamma mi ha pure regalato dei braccialetti e una collanina. Penso volesse che mi portassi in Italia suo figlio ventenne. Era una famiglia benestante, rispetto alla media nepalese, tutti i figli erano stati all’università, uno di loro lavora nell’esercito, l’altro a Kathmandu per Qatar Airlines. Ma io son pur sempre occidentale, quando lavoro guadagno in un mese quello che loro guadagnano in 4, quindi per loro sarei ricca, una buona sistemazione per il figlio. Era loro dovere invitarmi, mi hanno detto, perché sono ospite in Nepal. Volevano anche che mi fermassi a dormire con loro, volevano presentarmi al padre, che ancora non era tornato dal lavoro, e ad un altro dei fratelli. Per fortuna avevo la scusa di aver lasciato il mio zaino in albergo…

pranzo in famiglia a janakpur

Pranzo in famiglia a Janakpur

C’è un sudoku sulla pagina del Kathmandu Post che hanno usato per incartare i miei specchietti. E ho paura a fare le puzzette, nel caso mi sia arrivata la diarrea.

Janaki Mandir

Nel pomeriggio sono andata al Janaki Mandir, un tempio che la Lonely Planet paragona al Taj Mahal. Bellissimo in effetti, diverso da tutti gli altri templi che ho visto in Nepal. Dedicato a Rama e Sita, marito e moglie. Le donne indossavano i loro sari più belli per l’occasione.

C’era pure un tipo con un lenzuolo bianco tra le gambe e i capelli raccolti in una coda, bel selvaggio, come piace a me. Non so se fosse un sacerdote o se stesse studiando per diventarlo, ma è passato un paio di volte per il cortile del tempio portando legna.

Mentre stavo lì seduta ad ammirare la gente intorno a me, c’era sempre qualcuno che si avvicinava per parlarmi. Le solite domande. Un tipo però si è distinto dalla massa. Mi ha fatto un vero e proprio interrogatorio. Libro favorito, hobbies, films etc. Mi ha chiesto cosa penso della situazione politica del Nepal. Boh? Dimmi tu. Non molto buona dice. Ce l’ha con i maoisti, che nonostante siano riusciti a entrare a far parte del governo, non sono ancora contenti e vogliono governare da soli e causano un sacco di casini. Sono come HitlerS, diceva. Gli piaceva dire “it means”, “vuol dire”. Tipo “do you eat meat?” yes. “It means you are not vegetarian”. “Do you speak nepali?” ? no. “It means you cannot understand nepali”. Molto acuto nelle sue osservazioni. Boh, forse sentiva il bisogno di sottolineare qualcosa. Mentre mi parlava non riuscivo a smettere di fissare il sudore che gli si era formato tra il naso e la bocca. Molta gente qui si lamenta del governo. Dicono che è corrotto e si intasca il 95% degli aiuti internazionali. Peccato. Il Nepal avrebbe bisogno di un buon governo che faccia riprendere l’economia. La gente merita di vivere una vita migliore.

La sera mi son fermata a bere una spremuta di arance minuscole e ho visto che tutti prendevano una bibita bianca, un po’ densa. Ho scoperto che era un curd lassi (frappè di non so cosa, sapeva di yoghurt bianco e limone). Buonissimo. Chissà come lo fanno. Rinfrescante, fa proprio piacere con il caldo che c’è qua. Ci son tornata dopo cena (a base di pesce fritto salatissimo) e ne ho bevuti altri due. Chissà se riuscirò a bere lassi anche in India? (yess, tantissimi 🙂 )

Beh, sono stata sorpresa dall’ospitalità e simpatia della gente di qui. All’inizio pensavo fossero un po’ indiani, intrusivi e curiosi, ma in realtà sono stati una piacevole compagnia durante questa mia giornata in giro per il paese.

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Sensi di colpa

Sensi di colpa

15 ottobre 2010

Stamattina di nuovo sveglia alle 4.45, bus alle 6 da Janakpur, direzione Karakhabita, al confine con l’India. C’era già un sacco di gente per strada, alle 5 di mattina. Lunghe file per entrare nei templi.

8 ore per arrivare a Karakhabita. Attraversando villaggi poverissimi. Appena usciti dal paese la gente vive nelle capanne. Tra le 6 e le 8 di mattina i campi erano costellati di gente accovacciata che faceva la cacca. Bene, concime naturale. Alcuni di loro erano lungo corsi d’acqua, ma la maggior parte erano proprio in mezzo a campi. Boh. E strano che stavano lì per diversi minuti, come ad aspettare che lo stimolo arrivasse. Forse non hanno tempo per fermarsi durante la giornata e devono farla per forza la mattina? O abitudine? Non saprei.

Ho dato una banana a un bimbo seduto vicino a me. Quando sono scesi dal bus la nonna ha buttato la banana. ??? Ci son rimasta di merda! Io pensavo di fare una cosa carina, e le banane son così buone, perché? l’hanno buttata? Lo so che costano pochissimo qui e se le possono permettere anche loro, ma è pur sempre cibo, no? Boh. Forse li ho offesi con un regalo così da poracci o forse li ho offesi proprio col regalo. 

C’era una famiglia con tre bambini e il padre sperava di pagare un prezzo ridotto per i figli. Sono poverissimi, mi diceva il controllore, ma lui non può rimetterci i soldi del suo capo. Mi son sentita così in colpa! Io con la mia macchina fotografica da 500 euro, e loro che discutevano per un euro di bus. Io con i miei scarponi da 200 euro, e loro non si possono permettere neanche delle ciabatte da 1 euro. Padre e figlio mi fissavano con due occhi enormi pieni di tristezza. Avevo preparato una banconota da dare loro quando scendevano, ma non sono riuscita a dargliela. Se anche ci fossi riuscita, cosa avrei risolto? Avrebbero magari potuto comprare del riso, ma è altro di cui hanno bisogno. Un lavoro, per cominciare. Boh, ci devo pensare. Per la prima volta mi sono sentita in colpa per essere nata in Italia.

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Verso Janakpur

Verso Janakpur

13 Ottobre 2010

Auguri a Sonia e Raffa.

Stamattina di nuovo sveglia alle 4.45, per prendere il bus delle 6 da Tansen. Un buonissimo tè al latte (è fatto proprio con latte bollente, niente acqua, a cui vanno aggiunti un po’ di foglioline di tè e un sacco di zucchero) in stazione, prima di partire. Purtroppo ancora non avevano cominciato a friggere le varie cose che offrono per colazione. Alle 6.45 ho cominciato a vedere le prime bancarelle con il cibo, ma eravamo sul bus e non ci siamo mai fermati per le prime 3 ore.

Bello vedere il paese svegliarsi. Già alle 5.30 c’era un bel po’ di gente in giro. Immagino che anche da noi ci sia chi va a lavorare così presto, ma è una sensazione diversa perché qui si vedeva la gente camminare per strada, mentre da noi son tutti in macchina.

Qui sotto una galleria di immagini prese durante il lungo viaggio, in gran parte dal tetto dell’autobus. 

Scendendo verso la valle si vedeva la foschia del mattino sotto di noi e pensavo a San Martino. La poesia. Che in realtà mi ricordo solo grazie alla canzone di Fiorello.

Mi ero ripromessa che non sarei più salita sul tetto del bus, perché ho paura di restare senza capelli (ogni volta mi si forma una quantità spaventosa di nodi), ma da Naayangarh il nuovo bus che dovevo prendere era talmente pieno che mio malgrado son dovuta salire sul tetto. E pure lì stavamo stretti. Sono arrivata a Janakpur alle 7 di sera, stremata. Tanja è andata a Kathmandu invece, da cui prenderà un volo per Hong Kong.

Finalmente Janakpur

Sono in un ristorantino musulmano vicino all’albergo. Ho ordinato riso con pollo e mi hanno portato Dal Bhat. Non proprio quello che mi aspettavo. Mi hanno anche offerto un bicchiere con acqua del rubinetto. Gialla. Mi tocca rifiutare stavolta.

12 ore in questa parte del Nepal (sud est) e già ho ricevuto due offerte di matrimonio. Mi trovano bella solo perché sono bianca. E che negli ultimi giorni mi sono abbronzata! Le creme per il viso hanno una protezione solare del 90+. Alcune sono addirittura sbiancanti.

Si vede che ci stiamo avvicinando all’India, è un po’ diverso. Il viaggio si prospetta interessante…

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