Una giornata a Jaisalmer, tra deserto e forti
26 Novembre 2010
Jaisalmer è un’altra città ai confini del deserto.
Sono arrivata stamattina in treno da Bikaner. Alle 5.10. Finora i treni che ho preso sono sempre stati in ritardo di almeno un’ora. La scorsa notte che avrei dormito volentieri un’ora in più, è arrivato in anticipo di 20 minuti. Ho girovagato per le strade buie della città tra viaggiatori, venditori di chai, mucche e cani rabbiosi. Tutto era chiuso e avevo paura che avrei dovuto fare la cacca per strada (il che non mi schifava particolarmente, visto che tanto si sarebbe confusa tra le cacche delle mucche), invece dopo lunghe ricerche ho trovato sto hotel bellissimo, in un ex palazzo, dove gentilmente mi hanno fatto usare il loro bagno con la carta igienica. La stanza più economica costa sui 50€ per notte, meno di quel che ho pagato per il safari nel deserto. Forse dovrei provare quest’altra esperienza indiana un giorno…
Jaisalmer è bellissima. Tutta la città è costruita con dei mattoni di sabbia dorata, per questo è anche chiamata “Golden City”. C’è un bel forte su una collina, circondato da mura e pieno di vicoletti e palazzi. E’ bellissima sì, non fosse per le orde di turisti. Stamattina ho girato 3 ore e già ero stanca. Son contenta di restarci solo un giorno, mi infastidirebbe stare più a lungo. Da qui pure organizzano molti tour nel deserto. Inizialmente pensavo di venire qui a fare il mio safari, ma per fortuna a McLeod Ganj ho incontrato una ragazza che mi ha consigliato di andare a Bikaner piuttosto.
C’è un locale dove fanno il Bhang Lassi. Bhang è una cannabis, unica droga legale in India a quanto mi hanno detto, e questo caffettino è autorizzato a venderla, nei lassi. Io ci sono andata perché avevo voglia di un lassi normale, ma non lo fanno. Non ho bisogno del Bhang, sono già abbastanza rincoglionita dal sonno. Così sono venuta in sto posto super fico, un ristorante sul tetto di un Haveli, una residenza tipica del Rajasthan, con una corte interna e piena di decorazioni.
Nel pomeriggio ho deciso di tornare nel deserto, a bordo di una jeep stavolta, per vedere il tramonto sulle dune di sabbia. Beh, che idea! Un centinaio di cammelli aspettavano di trasportare le orde di turisti, indiani, cinesi e da tutto il mondo. Io mi aspettavo qualcosa di tranquillo, non dico di essere sola, ma magari una cinquantina di persone, tò. Sembrava un circo. O una fiera. Tamburi, suonatori di flauti, bambine travestite in costumi tradizionali con il rossetto sparpagliato in tutta la faccia che ballavano al ritmo dei flauti.