Zaino in spalla nei Balcani
Nel maggio del 2016 ho viaggiato per due settimane nei Balcani; un periodo di tempo decisamente breve per conoscere bene questa regione, ma abbastanza per innamorarmici.
Sono partita da casa (a Vicenza) senza sapere l’itinerario del mio viaggio. Sapevo solo che sarei andata fino a Trieste in treno, e da lì avrei preso un autobus per Dubrovnik, in Croazia.
A Trieste avevo un’ora e mezza tra il treno e l’autobus, quindi ho deciso di fare una passeggiata verso la piazza principale, Piazza Unità d’Italia, che è una delle piazze più belle che io abbia mai visto e si trova a quindici minuti di cammino dalle due stazioni.
Ecco il video dell’ora che ho passato a Trieste:
10 minuti per entrare nei Balcani
Trieste è molto vicina al confine con la Slovenia, così dopo appena dieci minuti sull’autobus ero già nei Balcani. Ma mi ci son volute 15 ore per arrivare a Dubrovnik. Comunque, solo passare il confine e vedere segnali stradali in un’altra lingua mi ha tuffato in uno stato di euforia.
E’ stato interessante entrare nel nord della Croazia e vedere i cartelli pubblicizzare le cliniche dentarie. Ce n’erano talmente tanti che dà l’impressione che persino il postino si sia messo a fare il dentista in Croazia. Recentemente alle Iene hanno fatto un servizio sui viaggi “sanitari” verso la Croazia dall’Italia per rifarsi i denti: costa molto meno che da noi (anche includendo le spese per il viaggio) e il servizio è buono.
Ho lasciato Trieste alle 18.30 e il mattino seguente, alle 9.30 (con un’ora di ritardo) ero a Dubrovnik. Sono andata subito in ostello a depositare lo zaino e farmi una doccia (per fortuna il mio letto era già pronto) e sono uscita immediatamente. Avevo visto molte foto di Dubrovnik e non vedevo l’ora di vederla dal vivo. Non mi ha delusa affatto.
L’unico aspetto negativo di questa bellissima città circondata da mura: le navi da crociera fanno sosta qui e ogni giorno sfornano migliaia di turisti sulle sue strade.
Montenegro
Dopo Dubrovnik ho deciso di andare in Montenegro. Kotor si trova ad un paio d’ore da Dubrovnik. Di nuovo, una bella sosta per le navi da crociera, una città murata, un posto da favola. Quel che mi è subito piaciuto sono stati i buonissimi spiedini per pochi euro: i montenegrini adorano il cibo alla griglia! E anch’io. Soprattutto quando costa poco.
Kotor può essere visitata in poche ore, così al secondo giorno ho fatto una gita nel nord del Montenegro, organizzata da un’agenzia di fronte all’ostello. Costava solo 39 euro e mi sarebbe stato difficile andarci con i mezzi pubblici, così contrariamente alla mia “policy” in fatto di viaggi, ho partecipato a questo tour. Con il senno di poi, e considerato quel che ho visto (anche se non ci siamo fermati a fare foto dove avrei voluto), penso di aver fatto proprio bene. Abbiamo visto il Lago Salato, il ponte Tara, il Parco Nazionale del Durmitor con il Lago Nero, e il monastero di Ostrog, incastonato nella montagna.
In questi primi giorni di viaggio avevo deciso di andare in Kosovo, Macedonia, Albania e da lì prendere il traghetto per l’Italia, ma l’autobus da Podgorica, la capitale del Montenegro, arriva a Pristina in Kosovo alle 5 del mattino. E cosa potevo fare a quell’ora in una città nuova? Mi è capitato in passato di arrivare molto presto in un posto nuovo, e non mi va di ripeterlo; mi sa che sto diventando vecchia.
Quindi il giorno dopo sono partita per Ulcinj, al confine con l’Albania, con una sosta a Budva lungo il tragitto.
Budva, un’altra incredibile cittadella murata lungo il mare, una destinazione balneare tanto amata da montenegrini, russi e ucraini.
Dopo un paio d’ore passate camminando tra gli stretti vicoli di Budva, ho preso un autobus per Ulcinj. C’era un incidente per strada e siamo stati fermi per circa un’ora; praticamente ho perso il pomeriggio intero per fare 2 ore d’auto. Ma capita quando giri zaino in spalla, quindi me ne sono fatta una ragione. Anzi, ne ho approfittato per vedere il lato positivo della situazione: ho studiato come i montenegrini reagiscono quando sono bloccati sulla strada e non sanno perché né per quanto ci dovranno rimanere. Diventano agitati e arrabbiati. Proprio come gli italiani. Non siamo poi così diversi alla fine. Tuttavia non so se quelle persone sul bus con me fossero effettivamente montenegrini; perché il Montenegro è un miscuglio di razze: ci sono molti serbi, croati, albanesi e macedoni, e anche rom.
Ulcinj faceva parte dell’Albania fino a qualche anno fa, e il suo nome ha una pronuncia diversa a seconda dell’interlocutore. Sapevo che questo paesino sarebbe stato un’anteprima dell’Albania, ed ero molto emozionata all’idea. E cosa ci ho trovato? Solo uomini nei bar. Cioé, ci sono donne per strada e nei negozi, ma nei bar solo uomini. E io. Interessante.
Un’altra cittadella murata, con spiagge nudiste, ottimo cibo e caffè delizioso. Sfortunatamente avevo poco tempo da passare qui, mi sono fermata una sola notte. Il giorno seguente ero già diretta in Albania.
Albania
Gli albanesi non hanno una bella reputazione in Italia, ma mentre vivevo a Londra ed anche qui ad Arzignano, ho conosciuto vari albanesi che mi sono sembrati simpatici e interessanti. Quindi da tanto volevo andare a vedere il loro paese natale di persona e conoscerli nel loro ambiente naturale.
La prima fermata è stata Shkoder. Una bella città con influenze veneziane nell’architettura e nella lingua, una bellissima cultura dello stare fuori casa e di conseguenza molti bar lungo la strada (alcuni – bar sportivi, dove fanno vedere partite di calcio o altro in continuazione e si può scommettere – solo per uomini, altri con uomini e donne).
Sono arrivata verso le 6.30 della sera e come sempre mi sono diretta subito all’ostello. Un paio d’ore più tardi ero innamorata dell’Albania. Probabilmente sono state tutte le persone a passeggio o in bici sulla strada pedonale di Shkoder che mi hanno fatto innamorare (ma probabilmente anche l’ottimo cibo a basso costo ha aiutato). Gli albanesi sono molto accoglienti, pronti ad aiutarti se ti sei perso, non hanno mai cercato di approfittarsi di una “ragazza” che viaggia da sola, curiosi, apprezzano passare tempo con gli amici di persona.
Il giorno seguente ho attraverso il lago Koman (un lago artificiale) per andare a Valbona. Una delle barche che attraversano il lago è costruita partendo da un vecchio autobus tedesco e si ferma in quel che sembra il nulla lungo il lago ma poi vedi dei vecchietti nei loro completi grigi e cappelli salire sentieri nascosti verso case nascoste perse sulle pendici scoscese delle montagne che scendono verso il lago.
L’idea iniziale era di camminare da Valbona a Theth, una passeggiata di 6 ore, ma alcune persone a Shkoder mi hanno spaventata, raccontandomi di una signora tedesca che era morta lungo il percorso qualche mese fa. Quindi ho fatto delle camminate dalle parti di Valbona e sono tornata per la stessa strada, di nuovo attraverso il lago. Valbona è incredibile. Persa nelle montagne. Un posto di pace e pastori, di turismo tranquillo, ma con un grande potenziale. Scommetto che diventerà super turistica tra non molto.
Da Valbona sono tornata a Shkoder e da lì a Tirana, a due ore d’autobus. Devo dire che Tirana non è stata la mia destinazione favorita. Tutti gli edifici religiosi sono stati distrutti durante il comunismo; l’unico sopravvissuto è una vecchia moschea.
Ma una cosa mi è piaciuta moltissimo di Tirana: i bar all’aperto, alcuni in bellissimi giardini, e di nuovo moltissime persone che passano tempo in strada. Mi dispiace che in Italia abbiamo perso questa bella abitudine. Cioé, ci troviamo ancora al bar con gli amici o per strada, ma non come in Albania.
Ho passato la giornata passeggiando per Tirana e il giorno seguente ho preso un autobus per Berat.
Berat è anche chiamata la “città dalle mille finestre”. La sua caratteristica sono queste case ottomane che in effetti hanno molte più finestre di quanto siamo abituati; da questo il nome. E’ un Sito Unesco Patrimonio dell’Umanità dal 2008. Molto carina.
Dopo Berat sono andata a Gjirokaster, a sud, vicino al confine greco. Mi piace perché nonostante sia un sito Unesco, c’è pochissimo turismo. Ma le cose stanno per cambiare, o almeno così pensa (e spera) William, il proprietario olandese del più bell’ostello che io abbia mai visto.
Durante il comunismo sono stati costruiti molti bunker in Albania, per proteggere la Nomenclatura contro possibili attacchi nucleari. A Gjirokaster ce n’è uno bello grande che può essere visitato, con lunghi tunnel e molte stanze. Suggestivo.
Ho fatto delle camminate anche sulle colline vicino a Gjirokaster, per vedere un anfiteatro romano e due monasteri abbandonati molti anni fa.
Da Gjirokaster sono tornata a Durres, poco distante da Tirana; grazie alle nuove strade ci si impiega solo 3 ore. Da qui ho preso un traghetto notturno per Bari, che mi è costato solo 30 euro, meno di quanto avevo visto in internet.
Siamo arrivati a Bari verso le 9 della mattina. Ho deciso di prendere il treno per Vicenza nel pomeriggio, così da poter girare un po’ anche per Bari. La città vecchia è di una bellezza incredibile. Avevo già visto delle foto di Lecce e sapevo che la Puglia è molto bella, ma non mi aspettavo che Bari lo fosse così tanto.
Si udiva musica uscire da molte finestre e la gente chiacchierava sulle sedie davanti alla porta di casa (era il 2 Giugno, quindi erano tutti a casa per la Festa della Repubblica). Ma due signori del posto mi hanno avvertito di stare attenta alle mie cose. Ero così tranquilla e senza pensieri in Albania, mi ero scordata che in Italia devi tenere d’occhio portafoglio e macchina fotografica. Ma non è successo niente, nonostante stessi camminando con uno zaino grande sulle spalle uno più piccolo davanti, macchina fotografica al collo e telefono in tasca. Mi sono davvero goduta le mie quattro ore a Bari.
Ho scoperto un nuovo bellissimo mondo abitato da persone calorose a poche ore da casa. Mi chiedo come mai mi ci sia voluto così tanto per andare di là dall’Adriatico e non voglio aspettare molto prima di tornarci. C’è molto altro che voglio vedere nei Balcani.