Agra: Taj Mahal e altro

Agra: Taj Mahal e altro

9 Novembre 2010

Sonia mi ha scritto nell’email che aspetta di leggere il mio resoconto della visita al Taj Mahal. Boh. Non mi viene molto da dire.

La prima volta che l’ho visto, dal rikshò che mi portava dalla stazione all’albergo, mi si è fermato il cuore per un paio di secondi. Però raccontare dell’ora e mezza che ho passato intorno a sto palazzo fenomale mi viene difficile…

Beh, è immenso e imponente e bellissimo. Fatto tutto di marmo, con dei bei lavori e intarsi lungo tutte le pareti. Pietre semipreziose formano steli e petali. Emette un tale senso di frescura che vien voglia di abbracciarlo.

C’è una marea di gente, ad ogni ora. Io ero al botteghino alle 5.45, hanno aperto alle 6, ero tipo la 6° in fila, ma il portone l’hanno aperto solo alle 6.30 e per quell’ora già c’era una bella folla. Impossibile fare una foto senza qualcuno in mezzo.

taj mahal

Per gli stranieri l’entrata è di circa €13, per gli indiani €0.30. Perché non fanno qualcosa del genere anche in Italia?

Il venerdì è aperto solo per i musulmani che vanno a pregare. C’è una moschea all’interno dei muri, a sinistra del Taj.

Il Taj Mahal è stato costruito tra il 1631 e il 1653 dall’imperatore Shah Jahan come tomba per la seconda moglie, morta dando luce al loro 14° figlio. Bel pensiero, no? Certo se magari ci pensava prima di consumarla a forza di parti…

Altri siti di Agra: il forte e il Baby Taj

Ad Agra il sito più conosciuto è sicuramente il Taj Mahal, ma ci sono almeno altri due monumenti interessanti e che io ho visitato: il forte e il mausoleo Ttimad Ud Daulah (detto anche Baby Taj).

Il forte rosso fu stato costruito in 95 anni, è una cittadella fortificata e Patrimonio Unesco dal 1983.

Una curiosità sul forte: in una delle torrette Shah Jahan, colui che costruì il Taj Mahal per la moglie, fu imprigionato per 8 anni fino alla morte nel 1666; da qui poteva però vedere il Taj Mahal, dov’era sepolta la moglie.

Itimad-Ud-Daulah è dove riposa Mizra Ghiyas Beg, un nobile persiano la cui figlia, Nur Jahan, sposò l’imperatore Jehangir e fece costruire questo mausoleo per ospitare il padre. Lo stile è simile a quello del mausoleo che sempre Nur Jahan fece costruire per il marito vicino a Lahore in Pakistan. Fu la prima struttura Moghul costruita completamente in marmo e la prima tomba costruita lungo il fiume Yamuna.

Nuovi amici ad Agra

La devo smettere di dire in giro in quale albergo sto. Anche stasera è venuto a cercarmi un ragazzino.

Abbiamo passato varie ore a parlare oggi, mi ha raccontato che sta con sta ragazza da due anni, che si amano ma ancora non l’hanno detto ai genitori perché sono di caste diverse e non approverebbero. Però si vogliono sposare; lui aspetta di finire l’università e trovare un lavoro e poi lo dirà ai suoi.

Mi ha chiesto consiglio perché lei non gliela vuole dare e mi chiedeva cosa può fare per farle cambiare idea. Niente caro, speta finché è pronta.

Probabilmente sperava che nel frattempo lo iniziassi io, ma ceste.

Uff.. è più una noia che altro. Una non se ne può neanche stare in pace in camera propria! Quindi basta spifferamento di info in giro. E dovrò cominciare a dire che sto viaggiando con la mia famiglia e che mi stanno aspettando in albergo per andare a cena o robe del genere.

Non so se ci riesco, non mi vien facile mentire, neanche se mi sforzo. Beh, con l’allenamento si può imparare dai.

Uomo fortunato all’ombra del Taj Mahal

Uomo fortunato all’ombra del Taj Mahal

Qualche altro aneddoto da Varanasi e Agra

Nov. 8, 2010

Sono in un coffee shop troppo figo. Aria condizionata, poltrone, finestrone e caffè per tutti i gusti. Io ho preso un gelatone con il caffè. Forse non fa tanto bene per la mia pancia ancora instabile (sono ancora a livello boassa) ma ne avevo proprio voglia, ogni tanto bisogna trattarsi bene!

Sono ad Agra, la città del Taj Mahal. L’ho visto solo in lontananza, dal terrazzo del mio albergo, ma è bastato per farmi restare senza fiato! Che bello, erano tantissimi anni che sognavo di venire qui. Finalmente… Andrò a visitarlo domani, all’alba. Con quella luce dev’essere ancora più spettacolare.

Sono partita ieri sera da Varanasi. Ogni volta che lascio una città mi dispiace un sacco. A Varanasi gli ultimi due giorni sono stata con un paio di ragazzini che ho conosciuto lungo i Ghat. Mi hanno portato in giro per la città, a visitare il tempio nepalese con le scene Kamasutra intarsiate sul tetto, a prendere il lassi (yoghurt con ghiaccio) più buono del mondo (dopo quello di Janakpur) e poi volevano andare al cinema, ma siccome avrei dovuto pagare per tutti (€1 a persona) mi son scocciata e non ci sono andata.

Varanasi Ghat

 

La sera ho avuto un 10 minuti in cui non sapevo se mi dovevo preoccupare, mentre mi portavano in giro per il labirinto delle stradine di Varanasi. Eravamo in questi vicoletti minuscoli e bui, con poca gente, e non capivo dove stessimo andando (in cerca di un lassi, in teoria). C’era ancora gente in giro, non eravamo soli, erano appena le 6 di sera, non ero completamente impanicata, pero’… A un certo punto mentre camminavamo mi hanno proposto di concedere loro “10 minuti di felicità”; mmm… beh, mi han fatto più ridere che paura, e quando ho detto che se solo provavano a fare qualcosa avrei tirato fuori il mio coltello e tagliato i loro piselli, si son spaventati davvero e hanno smesso subito. Mi è dispiaciuto un po’ perché uno di questi ragazzi, Pankach, 21 anni, ha un visino veramente carino, se fosse in Italia avrebbe un miliardo di ragazze, peccato sia ridotto a provarci con una che potrebbe essere sua madre.

Poco dopo mentre eravamo di nuovo lungo i Ghat, al sicuro in mezzo alla folla, un altro tipo mi ha chiesto se volevo un “Kamasutra Massage”. How do you do it? “with condoms” è stata la risposta. Prima massaggino, poi olii e poi kamasutra. Con profilattico. Beh, sembrava sapere di cosa stava parlando. Il tutto a €1.6. Ammetto che ci ho pensato per mezzo secondo…

Ho anche ritrovato Mowgli, che ieri pomeriggio mi ha portato a casa sua a conoscere la famiglia. Quando siamo arrivati la madre stava riposando sul letto che usano anche come divano sedia e tavolo, e si è alzata per far posto a noi. Non so perché siamo andati a conoscere la famiglia se poi ci hanno lasciati da soli in quella stanza. Che è la loro unica stanza. Forse voleva solo farmi vedere dove vive. 5 persone vivono in una stanza di 2 metri x 3 che funge da camera, cucina, salotto, lavanderia. In più hanno un terrazzo dove vanno a dormire perché dentro la stanza non ci stanno tutti (è più piccola della mia camera). Sono rimasta sorpresa perché Mowgli non mi sembrava così povero. Mentre eravamo in giro mi ha offerto vari lassi e la colazione e chai di qua e di là (wow, i Red Hot dalle casse!!), anche quando ero disposta ad offrire io. Boh, il padre lavora e quindi un minimo di reddito ce l’hanno. Probabilmente non abbastanza per permettersi una casa più grande, ma sufficiente per godersi qualche lusso ogni tanto. Oppure lo “zio” da cui ho comprato gli olii gli ha dato una commissione talmente buona che mi voleva ripagare… è stato molto gentile comunque (e abbiamo continuato a sentirci su gmail ogni tanto, anche quando sono tornata a casa).

Ho scoperto che mi stanco incredibilmente a stare con la gente tutto il tempo. Per 3 giorni sono stata con Mowgli, con Mowgli Shakti e Pankach e poi un altro giorno con Mowgli solo di nuovo. Dopo qualche ora mi veniva sempre il mal di testa. Troppa tensione per il bisogno di “intrattenere”. Un po’ come quando ci sono i grandi pranzi di famiglia. A un certo punto io ho bisogno di un riposino perché non ce la faccio a parlare e ad ascoltare tutto il tempo. E’ tanto anormale? Sto proprio bene a viaggiare da sola.

Non tutti i morti di Varanasi vengono bruciati lungo il Gange. Le donne incinte, i bambini, i lebbrosi e i morti per un morso di serpente vengono attaccati a una pietra e gettati in fiume. I bambini e le donne incinte perché son puri. I morsi da un serpente perché il serpente è sacro e non si può bruciare il suo veleno (o qualcosa del genere), i lebbrosi perché la lebbra è una punizione divina. Boh. Non mi ritorna molto come spiegazione, comunque questo mi ha detto Mowgli. Ogni tanto qualche corpo torna a galla. Lungo le strade che portano al Manikarnika Ghat, il Ghat principale per gli incenerimenti, si possono vedere processioni di uomini che portano il cadavere verso il fiume. Cantano qualcosa a uno dei loro dei mentre camminano. Solo uomini attendono alla cerimonia. La scusa è che le donne piangono troppo e disturbano. Oppure si buttano nel fuoco pure loro.

Ieri mattina mi sono svegliata alle 5 e ho preso una barchetta lungo il Gange. Bellissimo. Alle 5.30 era ancora buio ma già c’era gente che si lavava e pregava. Si lavano vestiti, gli uomini in mutande, donne completamente vestite, ma hanno ghat separati per maschi e femmine. In mezzo ai rifiuti e alle offerte. E con il fondo pieno di cadaveri solo qualche metro più in là. La sera prima come parte del Diwali la gente portava statue della dea Kali al fiume e le gettava dentro. Avevo visto a Calcutta il quartiere dove fabbricavano un sacco di statue di Kali in paglia e fango e pensavo fossero per i templi, invece ecco a cosa servono. Le famiglie pagano anche 100€ per una statua bella dipinta e adorna, la portano al fiume, la baciano dappertutto, le fanno fare un paio di giri intorno a sé stessa, buttano qualche offerta in fiume (frutta e verdura credo soprattutto, sacchetti di plastica inclusi; un uomo ha buttato una noce di cocco e 3 cucchiaini di acciaio … non sarebbe più utile un coltello per il cocco? Boh) e poi anche la statua. O direttamente vicino alla riva oppure noleggiano una barchetta, vanno in là 10 m e la buttano. Tutti contenti. Si fanno un sacco di foto per immortalare l’evento.

varanasi

Le donne musulmane ad Agra vanno in giro con il viso completamente coperto, senza neppure spazio per gli occhi. Vedono dove mettere i piedi dallo spiraglio sotto lo scialle che copre il viso. Prima mi son fermata a prendermi un lassi. Il tipo mi ha raccomandato di stare attenta agli uomini di Agra, che non sono tanto bravi. Mi ha raccontato che lui ha 34 anni (sembra mio padre), è sposato con due figli, di 7 e 10 anni. Quando torna a casa la sera dopo il lavoro i ragazzi sono già a letto. La moglie lo ama così tanto che vuole che i figli dormano in una stanza separata, così può averlo tutto per lei. Al ritorno la mogliettina gli serve la cena, poi chiude la porta a chiave, lo spoglia e lo tromba. Lei vorrebbe farlo tutte le sere, perché lo ama tanto. Ma lui non ce ‘a fa, così le ha chiesto di limitarsi ad ogni altra sera. “You’re a very lucky man” gli ho detto io. Dopo il secondo figlio la moglie gli ha fatto sapere che non ne voleva altri, così usano sempre il preservativo. Mi ha lasciato senza parole. Mi ha consigliato di trovarmi un marito presto perché meditazione la mattina e scopata la sera sono gli ingredienti per una vita felice. L’ho ringraziato per le perle di saggezza e con la promessa che stanotte ripenserò a quel che mi ha detto, ho preso commiato. Mentre mi parlava mi chiedevo cosa ci fosse di strano in lui. Sarà un po’ ritardato? O pensa che in occidente si parli delle proprie relazioni sessuali liberamente con estranei? O è uno di quegli sfigati che impongono alle mogli prestazioni settimanali e poi fa finta che sia lei a volere per sentirsi importante? O voleva semplicemente divertirsi alle mie spalle? Mi sa che non lo saprò mai. Beh, very lucky man in ogni caso.

BABA e il Diwali

BABA e il Diwali

Novembre 5, 2010

A quanto pare veramente basta chiedere e ci verrà dato. Mentre tornavo verso il centro, camminando lungo i Ghat, lungo il Gange, mi ha fermato uno di quei tipi curiosi di cui parlavo. Beh, non uno di quei super gnocchi che mi hanno fatto voltare ieri, ma comunque piacevole. Un “Holy Man” si è definito. Si chiama Baba. Ha 25 anni e da qualche anno ha deciso di mollare famiglia e lavoro e dedicarsi solo a meditazione, yoga e reiki. La sua mente è “quasi” libera, dice. Cammina in giro per l’India e a volte si ritira sulle montagne. A meditare immagino. Mangerà cavallette? Boh. Anzi, mi sa niente carne per lui. A Varanasi dorme lungo il Gange, che di notte e’ calmo, non emette la sua usuale energia, dice.

Varanasi Ghat

E ha iniziato anche lui con le sue dissertazioni … non so quale fosse lo scopo. Non abbordarmi, perché come provato precedentemente sti santi uomini sono immuni al fascino femminile. Proselitismo? Boh, forse. Mi ha mostrato un disegno che ha fatto. Mi ha chiesto se mi piaceva. No, non proprio. Ma non mi ha chiesto di comprarlo. Era solo uno schizzo in realtà. L’impressione è che sì, volesse solo rendermi partecipe della sua esistenza e magari illuminare la mia in qualche modo. Mi ha detto che sentiva che sono felice (non molto in sto momento, l’ho contraddetto, con il bisogno che ho di andare in bagno!) e che ho un buon cuore. Anche questo è un ritornello frequente. La prima volta ci ho quasi creduto. Sarebbe bello se qualcuno veramente potesse dire che hai un buon cuore che tu non senti di avere! Mi sa che semplicemente sperano che uno apra il portafoglio, oltre al proprio cuore. O forse sono io troppo diffidente?

Mi ha spiegato delle 5 dita che sono nella stessa mano ma non sono una uguale all’altra (e così gli uomini) e del sangue che è rosso dentro di lui ed è rosso dentro di me (??); del potere che sta nel cuore, non nella testa. E ogni volta “Understand? Understand?”. Che c’è da understand che non capisco? Che gli uomini non sono tutti uguali è una scoperta? Boh. Poi mi ha spiegato che morire ed essere cremati a Varanasi è una fortuna perché l’anima se ne va direttamente in paradiso, senza bisogno di reincarnarsi. Anche Mowgli mi aveva detto questo, o almeno mi sembrava di aver capito così. Ok, stessa info da due diverse fonti, posso quasi crederci.

varanasi

Sarei anche rimasta ad ascoltarlo un po’ più a lungo ma non so se per il mio stomaco che ancora non è al 100% (la mia pupù ha raggiunto uno stato di semi-liquidità, assomiglia a una “boassa” per capirci), o per la pasta al tonno e maionese che ho mangiato per cena (non che la volessi io la maionese, non sono una gran fan), mi era venuta tipo tachicardia e avevo un gran bisogno di andare in bagno e stendermi un po’. Mi ha detto di ripensare alle sue parole durante il mio sonno (?) e mi ha dato appuntamento per domani alle 5. Di mattina!! Te pare? Con sti fuochi d’artificio non riuscirò a dormire prima di mezzanotte (come ieri) e io ho bisogno delle mie 8 ore!!

Quando sono tornata all’albergo ho trovato un messaggio per me. Per me? Ma se non conosco nessuno! Com’è possibile? Il messaggio legge “Hi I came for meet you call me … . you take picture from me and two sado. All the best”. Beh, era l’iraniano di cui ho preso una foto due giorni fa lungo il Gange, quello con i due santoni. O “sado” è un’abbreviazione di sadomaso? Boh. Comunque, evidentemente durante i due minuti di conversazione che abbiamo avuto devo avergli rivelato che sono italiana e che sto al Yogi Lodge (big mistake!), e questo gli è bastato per rintracciarmi. A mo’ di saluto gli avevo detto che li avrei rivisti lungo i Ghat, visto che sembrano star lì tutto il giorno, e lui deve averlo preso come una promessa, così quando ieri non mi ha visto arrivare, ha pensato bene di venire lui a cercarmi. Oh gosh. Vabbé. Magari domani vado a vedere se lo trovo.

Allora ho visto cosa fanno per sto Diwali. Mentre tornavo lungo il fiume c’era qualche fuocherello qua e là, candeline lungo la riva e lucette negli edifici (tipo Natale da noi, però solo per una notte). La gente si ritrova, in famiglia soprattutto sembra, e passano del bel tempo insieme. Sarebbe anche piacevole, se sti petardi non mi facessero paura oltre che fastidio. Ora sono appena scesa dal tetto-terrazzo del mio albergo. Di solito è chiuso, per due motivi. 1. Qui vicino c’è un Golden Temple di cui non si possono prendere foto per ragioni di sicurezza 2. Capita che ogni tanto qualche turista drogato e ubriaco si butti dal tetto. Per l’occasione il manager ha fatto un’eccezione. E’ un gran casino lì fuori. Fuochi d’artificio e petardi e candele varie. Un po’ come da noi per Capodanno, ma qui va avanti per delle ore e partono da ogni casa! Spero non per tutta la notte… C’era un tizio che ha fatto una specie di danza con i suoi bastoncini scoppiettanti in mano. Bello vedere le famiglie sui terrazzi dei loro tetti che lanciano tutti sti fuochi e i bambini che saltano intorno tutti contenti. Spero non si faccia male nessuno (anche se devo ammettere che ho avuto brutti pensieri ieri su un ragazzino che continuava a sparare petardi rumorosissimi a 10 metri dal tavolino a cui ero seduta). Bellissima la vista dei tetti (? da quando ho vissuto in quell’appartamento in Via Marsala a Bologna che sono affascinata dai tetti), ma io non riuscivo a sentirmi a mio agio lì sopra. Un po’ per la paura che mi arrivasse un fuoco in testa, e un po’ perché è al terzo piano e mi sembrava di essere altissima. E non so perché, quando sono più alta di due piani sembra che il vuoto mi attiri a sé, “Vieni Katty, salta da questa parte del muretto, ti prendo io!”. Ma è questa voce che chiamano vertigine? Invidiavo gli altri ragazzi (ehm.. “altri” perché anch’io ovviamente, sono ancora una “ragazza” nonostante sia il mio 33° compleanno fra pochi giorni… beh, ora che ci penso anche i miei genitori ancora chiamano i loro coetani “tosi”, e ogni volta io resto lì, un po’ titubante, ma mi sa che è normale -e giustissimo!!- considerarsi giovani sempre e beh, in effetti finché c’è in vita qualcuno più vecchio di te, si è giovani, perlomeno rispetto a qualcun altro, giusto? son sicura che molti di voi saranno d’accordo almeno su sto punto..) insomma, invidiavo sti giovani con i gomiti appoggiati al muretto. Io ero ad almeno un metro di distanza, vicino a un muro solido possibilmente.

Doccia e poi provo a mettermi a letto. E oggi ho preso le ultime pastiglie per il cagotto. Da domani il mio organismo si dovrò arrangiare. Vediamo come reagisce. Vi terrò aggiornati, so che attenderete con impazienza informazioni sulle mie avventure secretive!

Mowgli

Mowgli

Novembre 5, 2010

Sono esausta. E’ dalle 10 di stamattina che sono con sto ragazzo, Mowgli o come si scrive, come il ragazzino de “Il libro dell giungla” (che mi è venuta voglia di rileggere, da quando sono qua; mi è anche venuta voglia di leggere “Alice nel paese delle meraviglie”, non so che c’entri). L’ho conosciuto ieri sera, ed ha cominciato a parlarmi degli oli che sta studiando con suo zio, Aroma-Terapia, così mi ha convinto a seguirlo al negozio dello zio stamattina. Sapevo che non sarei dovuta andare perché non sarei riuscita a non comprare, e sto olio mi è costato un po’ caro. Ma la mia amica Giorgia, che sta studiando aroma therapy pure lei, dice che i veri oli son comunque costosi. Non come gli oli che si comprano nei negozi in giro per strada (tipo Body Shop). Non so quanto possa essere il loro valore comunque. Beh, in ogni caso, ho comprato sto olio che in teoria aiuta contro l’insonnia, per il mio papy, e se funziona son contenta. Così la smette di lamentarsi che non penso mai a lui! Ci credo pure io in queste cose dei profumi e oli, perché come un odore ci può far venire mal di testa, penso che ci possa anche far passare questo o altri dolori, no?

Beh, poi Mowgli mi ha accompagnato all’università, son state un paio d’ore di cammino, e nonostante parlasse di cose abbastanza interessanti (la sua religione, yoga, ayurveda, tessuti), come ormai è chiaro io mi stanco ad ascoltare qualcuno per tanto tempo e mi è venuto un gran sonno. Così l’ho mollato qualche minuto fa e son tornata in questo baretto-negozio con internet. Ah… Un bel bicchiere di acqua fredda e limone. Mi ci voleva. Ho mangiato anche una torta alle carote prima, con Mowgli. L’ho portato qui per un caffè e tè. Buona. Mi è venuta voglia di cucinare a stare in giro. Ho voglia di fare una torta e ho un sacco di voglia di un piatto di pasta con pomodoro e mozzarella come me la faccio io!

A walk in Varanasi

Ieri sera ero tutta emozionata all’idea di avere una pizza per cena. Alla fine ovviamente si è rivelata una delusione. Prometteva bene, perché era cotta nel forno a legna, ma era tipo pizza in scatola che si trova nei nostri supermercati, e della peggiore qualità. La promuovono come “vera” italian pizza perché è fina e crispy, ma la pizza che ho mangiato a Napoli era piuttosto piccola e grossa, come piace a me, morbida morbida, quindi non so perché la pizza italiana debba essere fina. Forse per distinguerla dalla pizza americana, che è un pezzo di pane spesso un centimetro con della roba sopra. Boh.

Comunque eccomi qua. In questo posto che oltre a fare uno dei caffè più buoni dell’India, vendono sciarpe e copricuscini e vestiti e copritavola e un sacco di roba meravigliosa che non resisto. Devo fare un altro pacchetto da mandare a casa, nonostante i miei buoni propositi.

Mentre scrivevo su skype con Enrico che sempre mi mette in guardia sulle brutte compagnie che devo evitare in India (= se me metto con un indiano el me copa!) mi son venuti in mente sti tipi stra fighi che si incontrano per strada ma soprattutto lungo il Gange qua a Varanasi. Non so se siano tipo santoni o sacerdoti o asceti o che. Vanno in giro con le loro lenzuola bianche o gialle o arancioni intorno alla vita, capelli di solito lunghi (ma puliti, in molti casi), tanto selvaggi, petto muscoloso bello in mostra… insomma, come piacciono a me. Ieri mi son addirittura girata a guardare due perché non ci potevo credere! e loro niente! sono gli unici uomini in India indifferenti alle donne. Peccato. Però mi piacerebbe parlare con uno di loro un giorno. Son tipo i 3 uomini in una delle mie foto, quelli seduti sugli scalini, di cui uno è iraniano. Ecco, tipo quelli lì, però giovani e belli.

Varanasi

Oggi è Diwali, una grande festività in India. Hanno anche pulito le strade dalle cacche delle mucche e l’immondizia per l’occasione, così la gente può andare in giro scalza. Dovrebbe essere il festival delle luci (con tutte le case illuminate), se non ho capito male. O forse quello delle luci è fra qualche altro giorno. Il problema qui è che nessuno sa niente con certezza. Tipo mentre stavo in Nepal, c’era sto grande festival di 10 giorni e tutti quelli con cui parlavo mi davano date diverse … boh. Beh, curiosa di vedere come sarà stasera; l’unica rottura sono i petardi che sparano in continuazione. Non bastavano i clacson delle macchine e delle moto (che in Europa sarebbero vietati, son troppo alti!).

Quando cammini per strada qui devi stare attento a mille cose, perché in India l’unica legge valida è quella della giungla, il più forte vince, così il povero pedone deve star attento a tutto: codate di mucca in faccia, biciclette, rikshò, moto, macchine, scimmie che ti pisciano in testa dai tetti… Vabbè dai, per fortuna c’ho tanta pazienza…

Chissà se mia mamma ha imparato ad aprirsi il blog da sola nel frattempo…
Mio papà dev’essere un giardiniere

Mio papà dev’essere un giardiniere

3 Novembre 2010

Mio papà dev’essere un giardiniere.

Mi ha detto qualche ora fa un ragazzino mentre camminavo lungo il Gange. Perché io sembro un fiore. Non male per i suoi 12 anni, eh?
Oggi finalmente dopo 6 giorni che sono a Varanasi sono uscita a visitare la città. Ho passato gli ultimi 5 giorni tra letto e bagno, con sta diarrea che cominciava a preoccuparmi perché non smetteva e io non avevo più fame. Al 4° giorno, con le poche forze rimaste in me (e l’aiuto di un succo di mango che ho vomitato sulla via del ritorno) sono andata da un farmacista che mi ha dato un po’ delle loro pastiglie indiane (mi aveva avvertito Marco che per combattere i mostri indiani ci vogliono medicinali di qui) e una soluzione per reidratarmi (che mi ha risollevato un pochetto subito). Beh, c’è di positivo che da 16 anni non avevo la pancia cosi piatta. Oggi per la prima volta dopo tanto tempo ho avuto fame di nuovo. Bella sensazione. Qualche giorno fa pensavo che mi sarei dissolta nell’aria senza che nessuno si accorgesse di me. In realtà c’erano altre persone in albergo che si interessavano e chiedevano se potevano fare qualcosa, ma cosa?

Beh, oggi allora sono uscita. Ero uscita la mattina, ma poi il caldo mi ha fatto venire la tachicardia (possibile? O forse semplicemente ero ancora troppo debole) così son tornata in camera a riposarmi. Son uscita di nuovo verso le 3. Sono andata in questi Ghat per cui Varanasi è famosa. Sono dei moli lungo il Gange (che qui si chiama Ganga) dove la gente va a lavarsi e fare le abluzioni mattina e sera soprattutto (che ho visto fare anche a Calcutta), ma in alcuni qui anche cremano i morti. Un effetto strano.

C’è una scalinata che dalla strada porta verso il fiume. Lungo gli scalini c’è la fila di cadaveri che aspettano di essere messi sopra il loro mucchietto di legna, la quantità necessaria per bruciare il corpo. Pensavo facessero anche scivolare il corpo nell’acqua, invece questo non l’ho visto fare. Li lasciano lì.

Poi sono andata ad un altro Ghat, il Dasaswamedh, dove tra le 6.30 e le 7.30 di sera fanno un rituale interessante, con 7 ragazzi che con incensi e candelabri e code di cavallo fanno un po’ di scena. Bello. Molto suggestive le candeline sul Gange nel background. Candeline messe su una foglia ricoperta di fiori, che si fanno trasportare dalla corrente. La mia ha avuto vita breve. Dopo 5 secondi che era in acqua la corda di una barca ci è finita sopra e me l’ha uccisa. Spero che questo non abbia avuto una brutta influenza sul mio buon karma. La ragazzina che mi accompagnava diceva che no, ha rimesso la candelina sulla foglia senza fiori e me l’ha riaccesa. It’s still nice, mi ha detto. Se lo dice lei… Mi ha regalato il suo anellino. Così quando lo guardo penso a lei, Sunita. Carino da parte sua, considerato che ha una ferita al piede che non guarisce perché non ha i soldi per andare dal dottore.
Questa cosa dei bagni in fiume sono frequenti qui. Beh, sia il Gange che il fiume di Kolkata (l’Hooghly) sono sacri. Non so se lo siano tutti. Comunque la gente non è che ci vada solo per lavarsi, perché per strada ci sono dei rubinetti con acqua più pulita. Cioe’, meno sporca. E’ che per loro è come lavarsi con acqua santa. Per me faceva strano, visto che dopo un bagno in uno di questi fiumi super inquinati penso ci vorrebbe una vasca di varecchina, ma evidentemente non tutti la pensiamo allo stesso modo. Una sera mentre ero a Kolkata ho cercato di scrivere nel mio diario quel che vedevo.
17.05 hrs . Baabu Ghat. Acqua giallo-marrone. Rifiuti e corvi. C’è la solita gente di strada che si fa il bagno, ma ci sono anche persone ben vestite che si avvicinano all’acqua, se ne spruzzano un po’ in testa e in viso. Alcune volte la bevono. E poi se ne vanno. Una coppia addirittura si sta portando a casa una tanichetta piena d’acqua. Si insaponano. E poi entrano nell’acqua fangosa. Altro che Sottomarina! Come fanno a bere quest’acqua e non morire? Si lavano pure i denti. Non con lo spazzolino, con le dita. Una donna sta entrando con il suo bel vestito bianco candido. Un tizio in un angolo sta svuotando delle borse piene di spazzatura, direttamente in acqua. Incensi sugli scalini. La tipa in bianco è entrata fino alla testa. Ha strizzato la sciarpa e sciacquato i sandali con l’acqua marrone prima di uscire. E ora? Prenderà il bus tutta bagnata? O ha un’auto da inzuppare? O camminerà per la strada così? Either way, vorrei vederla.
Sono in un ristorantino con due tipi che suonano strumenti classici indiani. Carino. Ho preso Aloo Dam Kashmiri e Mushroom Rice. Patate con curry dolce e riso. Non riesco a finire. Non posso credere che Katty Piazza non riesca a finire la sua cena. Ma forse è meglio non sforzare troppo il mio stomaco per ora.
Domattina vorrei riuscire a svegliarmi alle 5 per prendere una barca lungo il fiume e osservare la gente durante le loro abluzioni mattutine. Vediamo se ci riesco. Nonostante tutto quel che ho dormito in questi ultimi giorni non sono ancora pronta a svegliarmi presto mi sa…
E sono pronta per andarmene a letto. Ore 21.35 circa. Notte.

Incontri anomali a Calcutta

Incontri anomali a Calcutta

I viaggiatori affascinanti che ho avuto la fortuna di incontrare a Calcutta

October 26, 2010

Alla fine ho deciso di stare un po’ più a lungo a Calcutta. Son tornata alla casa di Madre Teresa per altre due mattine e oggi ho comprato un biglietto per Varanasi per giovedì.

Domenica pomeriggio sono stata al Victoria Memorial. E’ un edificio che ricorda la Casa Bianca, con un bel parco intorno. C’erano delle coppiette che parlavano, solo una abbracciata, un po’ in disparte. Assolutamente niente baci. In India lo scambio di effusioni tra persone di sesso diverso non è visto di buon occhio. Tra amici maschi però sono super affettuosi. Si abbracciano e camminano per strada tenendosi per mano. Un po’ come gli arabi.

Beh, questa città veramente mi piace un casino. Chissà se sarà così in ogni parte dell’India. Pare che Delhi non sia tanto ospitale come Kolkata. Qui la gente veramente è simpatica. Soprattutto nelle zone più povere. Oggi di nuovo mi chiedevano di far foto e volevano parlare con me, sapere da dove vengo e cosa faccio, ma senza secondi fini (di solito è per invitarmi al loro negozio), per pura e semplice curiosità. Sono stata al mercato dei fiori, vicino al fiume. Bellissimo. Vendono corone di fiori, che usano nei templi, da mettere intorno alle statue degli dei. La gente si prestava agli scatti della mia Nikon e un tipo mi ha chiesto con orgoglio di immortalare il suo pancione. Penso sia perché è prova evidente che ha soldi per comprarsi da mangiare, il che in un paese come l’India è un vanto.

Durante una delle mattine passate a lavare tovaglie alla missione di Madre Teresa ho conosciuto una volontaria indiana. Ha circa 40 anni e si considera fortunata perché i suoi genitori le hanno trovato un marito che è nato a Rotterdam e cresciuto a Londra, quindi molto open minded, le ha reso la vita molto facile. Dice che ora le donne vanno all’università e potrebbero sposare chi vogliono. Ma spesso non lo fanno, perché se poi il matrimonio va male si trovano da sole, senza l’appoggio della famiglia. Quindi ancora molti matrimoni sono arrangiati. E’ stata lei a chiedermi cosa penso della situazione in India. Le ho detto che è stato uno shock per me soprattutto vedere i bambini dormire in strada e le ho chiesto perché il governo non fa qualcosa. Non ci sono tasse? Non ci sono abbastanza ricchi? Mi ha spiegato che non c’è un sistema sociale e sanitario nazionale, così la gente è abbandonata a sé stessa. Le tasse in India esistono e sono piuttosto alte, i più ricchi dovrebbero versare circa il 30% di quel che guadagnano. Il problema è che non lo fanno, l’evasione fiscale è altissima, perché comunque sanno che i soldi finirebbero nelle tasche dei politici. Lei pensa che ci sia bisogno di cambiare la mentalità della gente. Gli indiani non fanno caso alla gente che vive per strada perché sono nati e cresciuti con questo fenomeno, per loro è naturale come da noi è normale trovare un espresso ad ogni angolo. Quindi non si impegnano per cambiare. Lei nel suo piccolo sta cercando di educare durante le sue lezioni di yoga. Grande.

Sara, il gatto nero dell’albergo, è venuta vicino a me. Bellissima. Anch’io voglio un gatto nero. Peccato che poi a letto continuerò a grattarmi gli occhi. Come due sere fa. Due sere fa c’era una festa sul tetto dell’albergo perché era l’ultima notte a Calcutta per alcuni giapponesi (di cui la città è piena!). Ho conosciuto un tipo interessante. Si chiama Peter. Ha circa 65 anni. Capelli grigi e lunghi, barba con un nodo strano a metà lunghezza. Mi ricorda Dalì. E’ nato in Canada, cresciuto tra Londra e Parigi, da 35 anni vive tra Tokyo e Calcutta. Questa è la sua città preferita al mondo. Dice che comunica più facilmente qui con la gente del posto pur non parlando la stessa lingua che con dei canadesi a Vancouver. Una volta, mentre viveva un po’ fuori città, dove la gente non chiude la porta a chiave e lui era l’unico straniero nei paraggi, si è svegliato una mattina circondato da 8 persone che lo osservavano. Li ha invitati per colazione. Un altro motivo per cui gli piace la città è che ha ospitato 6 milioni di rifugiati. Vero che durante carestie e guerre varie qui sono arrivate persone dal resto del Bengala e dal Kashmir e altre regioni dell’India. Per questo la città è cresciuta velocemente nel giro di un secolo e si è riempita di gente che vive per strada. Peter era pittore e in India ha anche pubblicato un paio di libri (poesie e riflessioni). Da 18 anni ha però un dipinto che non vuole mettersi su tela. Per lui dipingere è una forma di meditazione. Come osservare la natura e gli animali. Vive da 6 mesi in una stanzetta sul tetto dell’albergo, con 7 gatti. Sara è la sua preferita, un po’ selvaggia, sempre in giro. Divide i suoi pasti con i gatti e con i corvi. A quanto pare i corvi di Calcutta son meglio dei corvi di Delhi e di quelli giapponesi. E hanno un senso di solidarietà molto più forte degli uomini. Anziani e malati viaggiano insieme col resto del gruppo, non vengono messi da parte. Molto filosofico, e parla come se stesse recitando dei versi.

Stasera stavo cenando in strada, in uno dei miei posti preferiti qui, e un tipo comincia a chiaccherare. Tom. Polacco. Circa 45 anni direi. O boh, forse di meno o forse di più, perché sembra giovane ma è già in pensione. Ha vissuto 10 anni in India, da 5 sta a Bangkok ma sta pensando di tornare in India. Vero appassionato di cultura indiana. Subito pensavo fosse il solito noioso importunatore, invece si è rivelato un personaggio molto interessante. Mentre eravamo lì che parlavamo un po’ di divinità e miti hindu è arrivato una sua conoscenza, Shasha, al secolo Alexandre Qualcosa. Russo, probabilmente più giovane di me. A 12 anni i suoi genitori l’hanno mandato a studiare a New York, dove ha conosciuto un certo Stefano di Bassano del Grappa. Si trova a Calcutta per 6 mesi per una ricerca economica sulla povertà, su quali sistemi risultano più efficaci per cercare di combatterla. Ha passato un anno e mezzo in Ghana per lo stesso progetto. A quanto pare il microcredito non serve a molto, al contrario di quel che pensavo io. Perché non tutti hanno spirito imprenditoriale, la maggior parte della gente preferisce lavorare per qualcun altro e ricevere uno stipendio mensile, non sono interessati ad avere un finanziamento per iniziare la loro attività. Più efficace e utile è il micro risparmio. Conti correnti dove la gente per quanto povera può mettere anche pochi centesimi, ma che con il tempo fanno la differenza; per gente che non avrebbe i requisiti necessari per aprire un conto in una banca qualunque. E fin qui tutto bene. Dopo un po’ mi sono ritrovata sul terrazzo di un albergo, in un ristorante super posh con il bagno con la carta igienica, dove un caffè costa €0.80 e una portata costa minimo €2 (la mia cena per strada era €0.30). Spettatrice di un dibattito tra un teologo ed uno scienziato-economista. Si è parlato di Einstein e teorie di relatività, dell’elevata conoscenza degli antichi indiani che già 5000 anni fa sapevano a quale angolo una navicella sparata sulla luna dovrebbe tornare sulla Terra senza sfracellarsi (???? Tom voleva suggerire che gli indiani già avevano fatto esperimenti del genere? Shasha ha risposto che potevano averlo dedotto semplicemente osservando le meteoriti? boh, non sono riuscita a seguirli molto bene), del passaggio da una dimensione all’altra (per quanto sia chiaro che ci sono infinite dimensioni, di cui 21 solo riconosciute, il passaggio da una dimensione all’altra è impossibile dal punto di vista scientifico, mentre secondo le teorie indiane l’elemento spirituale può cambiare dimensione; a quanto pare un’anima si potrebbe trovare anche in una particella di fuoco attorno al sole). A un certo punto si son messi a parlare di creazione della materia (Dio? Esplosione?) e lì mi son proprio persa (mentre Shasha si è tutto eccitato quando ci diceva che l’anno scorso hanno scoperto che ci sono 3 creatori di materia o non so come si chiamano, che interagiscono, uno negativo, uno positivo e uno neutro – da cui l’idea per il libro “Angeli e demoni” di Dan Brown). Beh, io non ho aperto bocca, a parte quando Shasha ha preso una pausa dalle loro discussioni teologico-scientifiche per chiedermi che piante da frutto metterei nel mio giardino. -.- Ho fatto un po’ la figura dell’ignorantona, ma non me ne importa, ero affascinata e divertita mentre li osservavo difendere animatamente i loro opposti punti di vista.

E son tornata all’albergo tardissimo, mezzanotte. Ma non ho sonno. Troppi pensieri… Sono già nella seconda metà del mio viaggio.

Ah, mi son sparata un orecchino sul naso oggi. Lo dico già, per evitare sceneggiate e svenimenti in aeroporto. Per ora ho una mega palla di metallo giallo, ma fra una settimana potrò cambiarla con uno di quei bellissimi fiorellini d’oro che le donne indiane si mettono sul naso.