Moshi
22 Maggio 2012
Sono sempre a Moshi. Ieri ho fatto giretti vari per il paesetto, sempre accompagnata da un moretto. Non esiste occidentale che riesca a camminare solo per la città . C’è sempre qualcuno che si avvicina per offrire scalate del Kilimanjaro, safari al Serengeti o tour nei dintorni di Moshi. Io ho passato maggior parte del pomeriggio con Seleman, che mi ha portata al YMCA a vedere la piscina di 25m (!!) e ad assaggiare la birra alla banana. Buona! 10% appena… c’è anche una versione più melmosa con dei semi dentro ma quella non mi piace tanto.
Oggi invece sono stata in un villaggio sulle pendici del Kilimanjaro. Mi ha accompagnata Joseph. Difficilmente ci sarei arrivata da sola. Ci abbiamo impiegato 45 minuti circa in Dalla-Dalla. Stipati come galline, ma con della bella musica reggae in sottofondo. Bella passeggiata in mezzo alla giungla, tra piante di banana, avocado, caffè e fagioli. Visita a una cascata bellissima e potentissima. E due chiacchiere con il barman del villaggio. Ha 32 anni e una figlia di 18 che va alle superiori.
Stamattina avevo un po’ di “disturbi di pancia” chiamiamoli. Ma quando son tornata in bagno dopo la gita era tutto a posto. Ho mangiato talmente tanto riso da poter prosciugare il Lago Victoria.
16.30 Sono in un ristorantino vicino all’albergo, frequentato soprattutto da gente del posto. Mi piace perché dal terrazzino posso guardare la gente in strada. Ho preso un succo di Passion Fruit. Vicino a me c’è una signora scocciata che beve una birra sola soletta. In un altro tavolino un pancione antipatico sta mangiando come un maiale. Una signora cerca di vendere delle scarpe. La signora scocciata ne prova due paia, ma costano troppo per i suoi gusti. O non sono abbastanza raffinate per lei, non so. Un ragazzino mi mostra i suoi profumi torbidi e le mollette colorate. Il pancione antipatico lo allontana in malo modo. Ho scoperto che è il titolare del locale. La Scocciata manda il cameriere a comprarle qualcosa in un negozio vicino. Intanto in strada una bambina porta sulla testa una borsa con dei legumi. Le donne del villaggio dispongono con cura le loro verdure sul marciapiede, facendo delle vere e proprie composizioni. Vorrei fotografarle ma se mi vedono si incazzano. Una delle signore dalle belle trecce si è appena soffiata il naso, senza fazzoletto, sopra le arance che volevo comprare io. Una signora mi fa una sceneggiata perché le ho fatto una foto senza chiederle il permesso. Ha ragione, e di solito chiedo, ma volevo fotografarla mentre si metteva il cesto in testa, non potevo perdere l’attimo. Mi ha tirato su un teatrino che è durato diversi minuti. Fino a 5 minuti fa pensavo che i Tanzaniani mi commuovono, perché spesso ti guardano con cipiglio severo e a volte borbottano o urlano qualcosa che sembra un rimprovero, ma appena dici “Mambo” o accenni un sorriso, ti rispondono con uno dolcissimo. Mi ha un po’ rovinato la giornata il rimprovero della signora, ma tanto domani vado ad Arusha e non ci penso più.