da | Lug 18, 2020 | Iran
15 Febbraio 2015
9h30. Siamo in autostrada che aspettiamo una corriera partita da Tehran che passi per Yazd. Non ce ne sono molte purtroppo. Probabilmente la prima sarà verso le 11. Passano molte corriere, ma vanno tutte ad Isfahan. Che stupida, dovevo informarmi meglio ieri sera, avremmo potuto prendere il treno delle 8 per Yazd, perché così perdiamo la giornata (sono 4 ore e mezza di strada poi). A Tehran abbiamo fatto così presto a prendere la corriera, non siamo nemmeno entrati alla stazione di E-Jonub, ci hanno presi su per strada, perciò pensavo che fosse così anche per Yazd. Invece tutti i pullman vanno a Isfahan. E pensare che avevo letto nella guida che è sempre meglio informarsi prima per i bus!
13h. Siamo fermi ad un “autogrill”. Il nostro pullman è arrivato verso le 11.30, per fortuna! Un po’ scassato, rispetto a quello usato per venire a Kashan. E sempre caldissimo.
I bagni qui sono puliti, non me l’aspettavo. C’è un telo che nasconde l’entrata, così le donne possono togliersi lo chador per andare a fare la pipì. Lo mettono soprattutto se devono viaggiare o andare al bazaar. Luca è incazzatissimo perché gli ho finito il caffé. Sempre quello solubile, e dolcissimo. Io mi sono dimenticata di chiedergli se ne voleva ancora, ma lui è troppo lento a bere! Saremo a Yazd verso le 4 credo.
19h40 Siamo al Silk Road Hotel di Yazd che aspettiamo la cena. La camera è brutta rispetto all’Ehsan House di Kashan, ma ci costa solo 30 euro (per due, colazione inclusa). Alla fine i 500.000 RIL che ho trovato ieri per strada li ho usati per comprarmi uno scamiciato per andare in giro, perché con il cappotto ho troppo caldo.
Montone anche stasera per cena (tra l’altro due giorni fa per strada ne abbiamo visto uno che era appena stato sgozzato, ancora si muoveva e rigoli di sangue colavano lungo il marciapiede), chicken curry e frappé di banana. Mi piacciono moltissimo le ceramiche che usano qui, tazze e ciotole.
Stiamo spendendo sui 60 euro al giorno, al di sotto dei 100 che avevamo in budget; bene!
Una signora tedesca mi ha chiesto di farle una foto. Lei e la sua amica (entrambe sui 50), con i foulard stile contadina degli anni 40 si stanno godendo moltissimo il viaggio in Iran. Da quel che ho capito sono anche particolarmente eccitate/ubriache perché qui c’è la birra, ma forse non hanno notato che è analcolica. Ci sono molti tedeschi che girano, forse perché in Germania non c’è la convinzione comune che l’Iran sia un posto pericoloso.
Alla fine siamo arrivati verso le 5 e abbiamo appena fatto in tempo a vedere la Masjed-e Jameh, la moschea che domina su Yazd. Bellissima anche di notte.
da | Lug 17, 2020 | Iran
14 Febbraio 2015
7h50
Profumo di pane appena sfornato. Fanno questo pane rotondo del diametro di circa 50 cm, fino, cotto in un forno rotondo, con a volte dei semi di finocchio o sesamo, ne comprano 2 o 20 fette e se le portano in giro sottobraccio, senza sprechi di carta o plastica. Poi ce lo offrono a colazione o cena e a noi piace tanto. Per i panini del pranzo invece usano un pane tipo baguette, però morbido e ciungoso.
14h15 Siamo tornati all’hotel a bere un tè e riposare. Anche oggi abbiamo camminato i nostri chilometri. Siamo stati ai Fin’s Garden, Bagh-e Fin, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, dove c’è una sorgente d’acqua magica, perché non si capisce da dove venga. Qui Amir Kabir, un primo ministro un po’ scomodo, era stato prima segregato e poi ucciso, mentre si faceva il bagno nell’hammam. Mentre aspettavamo il bus per tornare in paese (i giardini sono a circa mezz’ora di bus) un negoziante mi ha regalato un profumetto orribile (va molto l’acqua di rosa qui, ma quella che mi è stata regalata dev’essere particolarmente vecchia) e in cambio mi ha chiesto una penna dell’Italia. In borsa avevo una dell’Istat, eredità del censimento, e gliel’ho regalata volentieri.
Tornati in paese una vecchietta che continuava a tenermi per mano voleva che prendessimo il taxi per andare al bazaar, mi sa che ci è rimasta male quando le ho detto che avremmo camminato; forse sperava di esserci utile. Al bazaar Ali (una specie di guida del bazaar; praticamente attacca i turisti e li porta a vedere le botteghe dei suoi “cugini”) ci fa vedere i tappeti del suo amico, il quale s’incazza quando viene a sapere che Ali ci stava offrendo i tappeti a 50 dollari, mentre costano 100. Forse Ali non sapeva che 50 è il prezzo per gli Iraniani; ma non credo; probabilmente l’amico voleva solo giocare al ribasso un po’. Ok. Comunque anche se fosse stato un prezzaccio è troppo presto per pensare a un tappeto, ce lo dovremmo portare in spalle per altri 10 giorni.
Ennesimo paninetto, questa volta coi wurstel, e poi qui, al nostro super tranquillo hotel, perché non ce la facevo più a camminare. Comunque fa caldissimo, non me l’aspettavo! Con il giubbotto invernale sto soffrendo e non me lo posso togliere perché ci vuole qualcosa che copra bene il sedere.
17h53 Siamo all’Abbasi traditional restaurant di Kashan. Abbiamo preso un mix coffee (caffè solubile, che a Luca piace tantissimo perché è super dolce) e yoghurt intero con cetriolo e cumino. Ora abbiamo ordinato Mossama Bademjan with Camel Meat (cammello con melanzane) e Abbasi Special Dizzi (montone, fagioli bianchi, ceci e cipolla). Ci costerà una fortuna, ma è San Valentino! <3
L’ABBASI è un’altra delle case tradizionali tipiche di Kashan. Prima siamo stati alla TABATABEI, con bellissimi stucchi e specchi; poi all’Hammam-e Sultan Mir Ahmad, un bagno turco molto bello, ricco di maioliche, stupendamente restaurato, che è uno dei più belli dell’Iran; il tetto ha delle cupole parzialmente vetrate per far entrare la giusta quantità di luce. E infine qui, una casa tradizionale su 5-6 piani. Quasi tutte le case hanno dei lavori in corso. Del resto i muri sono di sabbia e paglia e gli stucchi sono molto delicati, hanno bisogno di costante restauro.
Qui con il tè (chai, come in India) o il caffè ti portano dei biscottini speziati o i datteri. A Tehran vedevo la gente prendersi dei datteri da vassoi all’entrata di alcuni negozi; pensavo stessero rubando, invece sono proprio offerti. Dove abbiamo cenato a Tehran c’erano dei cioccolatini buonissimi, che ci hanno offerto prima di cena.

Tè per due a Kashan
Il Dizzi viene servito in una specie di zuppiera stretta ed alta; dentro ci sono la minestrina e la carne con i ceci. Si versa la minestrina in un piatto, mentre carne e ceci vengono pestati dentro la zuppiera. Alla fine l’impasto viene messo in un piatto e si mangia con il pane. Luca dice che non ha mai mangiato niente di più buono di quella minestrina di montone. Era tutto contento.
Abbiamo mangiato molto e tutto buonissimo, per il corrispondente di 10 euro. Non è niente, se pensiamo che in Italia non compriamo neanche una pizza per una persona a 10 euro. Ma noi abbiamo un budget di 100 euro al giorno, e dobbiamo stare attenti a quel che spendiamo. Vabbè, è San Valentino, non sgarriamo ogni giorno. E poi per strada tornando verso la guesthouse ho trovato una banconota dello stesso importo… 10 euro, che qui ci sembrano 50!
da | Lug 16, 2020 | Iran
13 Febbraio 2015
Khan-e Ameriha 4pm
Siamo in questa casa tradizionale di Kashan perché Sarah Tabibzadeh ci ha invitati qui a vedere un film che ha diretto lei. E’ una giovane regista iraniana che abbiamo conosciuto questa mattina sull’autobus da Tehran. Ci ha anche pagato il taxi per venire in centro. Non credo sia costato tanto, perché dall’aeroporto a Tehran che son più di 30 km costa 15 euro, da dove ci ha lasciti il bus stamattina al centro di Kashan sono neanche due chilometri, ma è stato comunque un gesto carino.
Il film di Sarah è “Lady with Flower-hair”; è la storia di una ragazza molto triste perché le crescono i fiori tra i capelli e quando si beve il tè deve abbeverare anche la testa; questa cosa la fa sentire continuamente fuori luogo. Una sera in cui camminava tristemente per la città si illude di aver visto qualcuno simile a lei, invece era solo un disegno. Alla fine si uccide e finalmente la sua esistenza prende senso perché dal suo corpo seppellito nascono tanti bei fiorellini. Un breve film animato, stile Persepolis. Sarah rappresenta la classica generazione di giovani meno inclini alle restrizioni imposte dal governo. In autobus indossava dei jeans attillati e quando eravamo rimasti solo Luca ed io dietro di lei si è tolta il velo dalla testa; alla presentazione del film invece era vestita in modo più tradizionale, ma elegante e moderno allo stesso tempo. Viaggiava con un ragazzo, che ci ha detto (sottovoce) essere il suo ragazzo. E’ stato molto gentile da parte sua invitarci a vedere il suo film.
19h33 Siamo nella sala da pranzo del nostro alberghetto. Nel mezzo c’è una piscina con i pesciolini rossi.
Kashan è famosa per il bazar, che andremo a vedere domani perché oggi essendo venerdì è chiuso, e le case tradizionali del 1800, fatte di argilla e paglia. La Khan-e Ameriha dove siamo andati per Sarah è grandissima. E’ formata da vari edifici ed ha 8 cortili, i più grandi con la vasca in mezzo, che serve perché d’estate il vento scende, raccoglie l’acqua e porta un po’ di fresco nei piani sotterranei; c’è un boutique hotel ora tra i vari edifici della Khan (che vuol dire “casa”, mentre Ameriha è il nome di una importante famiglia iraniana, tipo i Medici, mi ha spiegato Sarah). Stanno sistemando ancora una parte della casa per ingrandire l’hotel. Diventerà enorme. Ho paura a chiedere quanto possa costare.
Anche il nostro hotel è in una casa tradizionale ed è molto bello. Paghiamo circa 40 euro per notte; sarebbe almeno il doppio in Europa. Le camere con tre finestre (come la nostra) sono per gli ospiti meno importanti; quelle con 5 o 7 finestre sono suite, e un tempo ospitavano gli ospiti più illustri.
Mentre passeggiavamo per il paese un signore ci ha fatto entrare a casa sua: è proprietà della sua famiglia da 180 anni; lui vive a Tehran, ma nei giorni di festa viene qui a sistemarla: spera di riuscire ad aprirci un hotel nel giro di due anni. Ha il classico cortile interno, questo senza piscinetta ma con degli alberi antichi, e i vari edifici attorno.
Stanotte prevedo una bella notte di sonno. Ieri sera non riuscivo a dormire perché la stanza era troppo calda (per il riscaldamento) anche con la finestra aperta, e in più entrava un sacco di rumore dalla strada vicina. Qui invece si sta benissimo. C’è il riscaldamento acceso, ma non fa troppo caldo (anche perché la stanza è grande tre volte quella di ieri; abbiamo addirittura un materasso per gli ospiti, se qualcuno volesse venire a trovarci) e non si sente volare una mosca. E si mangia anche bene in questa khan. Con 10 euro abbiamo mangiato montone stufato con fagiolini e carote e un piatto di verdure con melanzane e non ricordo che altro; il tutto con del riso bianco con una spruzzata di zafferano e del buonissimo yogurt. Dopo i panini di questi giorni è stato un bel cambiamento. Dei tedeschi però si lamentavano con una Taiwanese che mangiano bene solo quando si cucinano loro (vivono a Tehran dall’estate scorsa), perché l’unico piatto vegetariano commestibile sono i falafel (non dev’essere facile essere vegetariano in Iran).
Domani non sappiamo ancora cosa fare. C’è la possibilità di passare una notte nel deserto per 70 dollari (per due persone), ma forse con il freddo che fa di notte di questa stagione non è il periodo migliore per un’esperienza simile. Boh. Penso che decideremo domani mattina.
20h52 Siamo seduti sui divanetti attorno alla piscina nel cortile dell’hotel a bere tè. Ora fa freschino. Dev’essere bellissimo d’estate, rinfrescarsi qui dopo la calura del giorno.
Devo raffinare la mia capacità di lavarmi dopo aver fatto la pipì. Come in tanti altri paesi, anche qui non si butta la carta igienica nel water e allora piuttosto di tenermela nel sacchetto della spazzatura per giorni mi lavo anch’io come fanno gli iraniani (vicino alla tazza alla turca c’è sempre anche un rubinetto per lavarsi); solo che devo imparare a farlo senza bagnarmi tutta.