Al mare con i surfisti

Al mare con i surfisti

2 Aprile 2014

8.45 Siamo qui in strada che facciamo colazione. A CABARETE!

Colazione da campioni: ovetto fritto, salamino fritto, yuta e un po’ di cipollina dolce. Buonissimo! Luca subito si era rifiutato, voleva qualcosa di dolce. Però ha cambiato idea in fretta e si è preso un piatto anche lui.

Siamo arrivati ieri verso mezzogiorno, dopo un viaggio piuttosto lungo. Il bus dell 6.30 che doveva portarci direttamente a Santiago in realtà era alle 5.30. Quindi abbiamo preso una camioneta fino a El Alambico, seduti dietro sul cassone perché io ho insistito, per risparmiare quei 75 pesos, e Luca arrabbiato perché faceva un gran freddo ed era tutto bagnato dell’umidità della notte. Poi con il freddo e l’aria della corsa della macchina, gli si è fatta la brina sui baffi.

Prima dell'alba, sul pick-up da Constanza, un Luca piuttosto incazzato

Prima dell’alba, sul pick-up da Constanza, un Luca piuttosto incazzato

A El Alambico abbiamo preso subito un gua-gua per Santiago. Che differenza rispetto ad Haiti, dove per fare gli stessi chilometri impiegavamo una giornata! Avevamo già messo gli zaini su un gua-gua che doveva partire da El Alambico e io mi stavo gustando un buon caffè dominicano fatto con la moka nell’attesa che il gua-gua si riempisse, quando arriva un gua-gua da Santo Domingo che dice di andare a Puerto Plata, che è dopo Santiago, dove dovremmo andare noi. Allora via di corsa con loro, rovesciandomi addosso il caffè.

Per strada prendono su delle donne che non volevano salire con noi perché, essendo il gua-gua diretto più a nord, non le avrebbe portate in centro a La Vega dove volevano andare loro. Ma l’autista ha promesso che sì, le porterà là. “Se non mi porti in piazza San Martin non ti pago”. Alla fine lui entra un po’ in paese, loro si fanno scalare i soldi del moto-taxi che devono prendere per arrivare alla piazza, e dopo varie discussioni possiamo ripartire per Santiago. Perché ha mentito anche a noi il tipo, non va a Puerto Plata. Però ci smonta proprio dove dobbiamo prendere l’altro gua-gua, e considerato quanto è grande Santiago e quante “stazioni” ci sono, è una buona cosa.

A Santiago vado a prendere un altro caffè nella speranza di trovare un bagno ed ecco che arriva il bus: altra scottatura con il caffè per berlo di corsa. Un’oretta e mezza di gua-gua con aria condizionata e siamo a Puerto Plata. Ultimo cambio. Finalmente riesco ad andare al bagno (dell’ospedale) e ultimo gua-gua, che parte subito perché è già strapieno. Luca è seduto con un palo che gli trafigge una chiappa e le gambe raccolte, che dopo un po’ non le sente più. Un’oretta e siamo a Cabarete. Oltre ad aver viaggiato malissimo, abbiamo anche dovuto pagare un extra per gli zaini. Prima volta che ci succede.

All’hotel ci volevano appioppare la camera da 50 USD, ma ho detto che avevo chiesto specificamente quella da 35. Alla fine ci danno quella da 40 (con bagno privato), però non sono inclusi né colazione, né cena. Panico. Perché qui siamo in un posto super-turistico, troveremo qualche ristorantino locale con riso e pollo a 150 RDS?

Mentre aspettiamo che preparino la stanza ci prendiamo un hamburger di churrasco al ristorante dell’hotel (hotel = un bosco con delle casette e una piscina in mezzo), era l’unica cosa che costava meno di 200 pesos. Buono lui, anche se mancavano le patatine e ho più fame di prima. Stanza pronta. Bellissima, spaziosa, la prima che abbiamo con delle finestre vere (e anche grandi) da quando siamo partiti da casa, bella colorata e pulita. Internet non arriva fino a qua, ma vabbé, me ne farò una ragione.

Usciamo, e un moto driver ci dice che c’è un comedor più avanti, in centro paese. Ci andiamo, e in effetti troviamo il plato del dia (pollo o maiale con riso) e mangiamo. Sto meglio. La via è piena di negozietti e ristoranti. Sembra di stare a Riccione. Entriamo in spiaggia. Una miriade di kitesurfers e windsurfers. Troviamo un angolino sotto le palme e ci apprestiamo a passare il pomeriggio a fare assolutamente niente. Non si sta niente male. Bagnetto per fare la pipì e sonnellino. Anche qui palazzi con appartamenti sulla spiaggia. Davvero siamo in Repubblica Dominicana?

Tutto questo succedeva ieri. Soddisfatta della buonissima ed energizzante colazione, possiamo andare a fare una passeggiata in spiaggia. Mi son fatta promettere da Luca che torneremo qui anche domani.

Bloccati dalle autorizzazioni a Constanza

Bloccati dalle autorizzazioni a Constanza

31 Marzo 2014

Sono le 11.30 circa. Siamo all’entrata della Reserva Cientifica Ebano Verde che aspettiamo il tipo che venga ad aprirci il cancello. Potremmo anche scavalcare in effetti. C’è talmente tanta gente che vuol vedere questo parco che non c’è neanche un portiere fisso. L’ha chiamato l’autista del gua-gua.

Entrata Ebano Verde Constanza

Entrata al parco naturale

Ieri sera Luca è tornato in camera ripetendo le parole “Tambien” e “Manana”. “Tambien, manana”.

Hai imparato due paroline Luca? Ma seto cosa vuol dire “tambien”?

No.

Anche.

An boh. Mi i me ga domandà “Tambien?” e ghe go risposto “sì”. (Mi hanno chiesto “tambien?” e io ho risposto “sì”)

Forse ti hanno chiesto “Estas bien?”, “tutto ok?”

Mmm… no. Era “Tambien”

Magari non pronunciano la “s” e si sente “ta-bien”

Mmm… no. Dicono tambien per chiedere se sto bene.

An, ok allora.

Le colline attorno a Constanza

Le colline attorno a Constanza

16.04 Dopo aver atteso inutilmente per un’ora abbiamo deciso di entrare nel parco. La strada era chiusa da un cancello, ma passando un po’ in mezzo alla sterpaglia si poteva circumnavigare. Dopo una mezz’ora che eravamo per strada dentro al parco arriva un ragazzo, il responsabile. “Come avete fatto ad entrare” ehm… Per andare dall’altro lato del parco, dove c’è l’altra uscita, bisogna camminare 3 ore circa e l’altra parte è sotto la responsabilità di un altro. Ora lo chiamo, vediamo se potete andare. No, ci vuole l’autorizzazione da Santo Domingo. Potete arrivare solo fino ai ripetitori. ???? Che autorizzazione? Nessuno ce ne aveva parlato prima e la Lonely Planet non ne fa cenno. Comunque ok, andiamo fino a là. Una famiglia vive lì, con due ragazzi che anziché andare a scuola giocano con gli aquiloni. Ne frego uno per un po’ al bimbo più piccolo, ma sono incapace di farlo volare. Torniamo alla strada.

I 500 pesos, quasi 10 euro, di gua-gua me li sarei mangiati e bevuti volentieri, anziché spenderli per cercare di far volare un aquilone.

A pochi metri dall’entrata del parco c’è un santuario dedicato alla Vergine Maria, con una vecchietta che sta lì tutto il giorno a tenere l’area pulita e ad accogliere i pochi visitatori. Mentre aspettiamo il gua-gua di ritorno, qualcuno passa e ci saluta, qualcun altro si fa il segno della croce (per la Vergine, mica per noi).

Quando arriviamo a Constanza, Luca ha una visione: una porchetta! Lungo la strada c’è un tipo con una porchetta intera bella cotta. Ci facciamo tagliare un pezzo con il machete, un po’ di yuta di contorno e il pranzo è servito. Niente male!

Porchettona!!!

19h30 Siamo a mangiare l’ultimo hamburger. Domani alle 6.30 si riparte per Santiago, dove prendere il gua-gua per il nord, ci stanno aspettando a CABARETE!

Constanza, sui verdi monti dominicani

Constanza, sui verdi monti dominicani

30 marzo 2014

8.33 Per andare a Constanza da Santiago c’è un gua-gua fino a Labanico e poi un altro fino a destinazione. Ok, ce la possiamo fare. Basta che ci dicano quando scendere!

Oggi è cambiata l’ora in Italia ma qui no, quindi al momento ci sono 6 ore di differenza (contro le 5 di prima).

15h07 C’è internet in albergo ma non funziona. Speriamo lo sistemino oggi, ma dubito. Il proprietario ha chiamato un tipo un paio di volte mentre eravamo lì che lo guardavamo, ma ora che gli importa più?

Fa freddo, mi dovrò mettere una canottiera e per dormire c’è il piumino. Siamo a Constanza, a 1.200 m slm. Che fatica arrivarci! Un’ora e mezza sul retro di un pick-up il cui proprietario non si è neanche preoccupato di mettere le asse di legno su cui appoggiare le chiappe, che invece avevamo sfruttato a Cap Haitien. Quindi eravamo in una decina seduti sul bordo del cassone, un paio di persone in mezzo, più i nostri zaini e altri sacchi. Il paesaggio sarebbe stato anche bello, ma ero troppo occupata a muovere (quando potevo) le chiappe per spostare il dolore e a tenermi stretta per non farmi sbalzare fuori. Qui intorno è tutta coltivazione. Ci sono addirittura dei vivai, coltivano fiori e fragole. Come se non fossimo stati abbastanza pieni (non c’è mai limite al numero di persone che riescono a far stare su un taxi, che in casi come questo è anche un bene, perché tutti incastrati così era meno facile venire sbalzati fuori) un tipo si è fatto portare su due grandi mazzi di crisantemi e di rose (queste ultime arredate di belle spine grosse) che abbiamo messo in mezzo a noi.

Ci sono dei nuvoloni là in fondo. Qui vicino ci sarebbe un parco naturale con la possibilità di fare un bagnetto in un laghetto e camminare 12 km nella foresta, ma è in fondo al monte, a El Abanico, dove abbiamo preso la camioneta/pick-up.

incontri sulle strade di montagna di Costanza

incontri sulle strade di montagna di Costanza

16.45 Il cielo è sempre più nero e fa paura, ma mi sa che non piove. Prima ha fatto due gocce e basta. Penso sia normale qui. Dopo aver fatto una passeggiata per questo paese minuscolo, che è carino e vive di coltivazioni e turismo locale, ci siamo fermati al campo da baseball a guardare una partita, con mille farfalline bianche che girano intorno alle teste.

19.02 Siamo in un Grill&Tapas, un posto che dev’essere nuovo, non ha ancora l’insegna fuori. Ha divanetti stile diner americano e una Harley Davidson bianca in mezzo alla stanza. Mangiare non costa pochissimo, ma avevamo voglia di qualcosa di diverso dal solito riso e pollo. Quindi hamburger di angus, un pollo cotto non so come e due caipirinha. Luca dovrebbe bersi un tè caldo, visto che stavolta è il suo turno di cagotto, ma non resiste. Ahhh… buona la caipirinha!

Al Santiago dominicano

Al Santiago dominicano

29 Marzo 2014

10.06

Luca ed io eravamo già scesi, ma non è questa la nostra fermata, ce ne sono due a Santiago. Comunque ci siamo quasi. Durante il viaggio io non ho resistito e mi sono addormentata, ma Luca dice che venendo qua ha visto fabbriche, allevamenti di bestiame, risaie a volontà e belle case. Il pullman è uno di lusso, che fa le scarpe a Zanconato. Anche i bagni in stazione sono meglio di quelli che si trovano da noi.

Il locale del Pollo al Carbon, fast food del pollo

Il locale del Pollo al Carbon, fast food del pollo

17h11 E’ da un’ora che giriamo in cerca di un posto dove mangiare. Alla fine siamo venuti al “Pollo al Carbon”, tanto per cambiare. Siamo stati un paio d’ore in un locale a bere birra e programmare il resto della vacanza. 500$ (quasi 10 euro) per due birre e un pacchetto di sigarette da 10. Cacchio! Vabbè, si sa che sono questi i prezzi nei locali all’occidentale.

Il locale dove siamo ora è una specie di fast food per il pollo; ha pareti gialle e fucsia, tavolini e sedie degli stessi colori. Mi piace! A Santiago non c’è molto da vedere. Il museo folkloristico è chiuso per riparazioni. Da quando siamo arrivati e abbiamo lasciato le valigie in albergo, circa 5 ore fa, abbiamo visto la cattedrale, la fortezza, il parco con la statua costruita da Trujillo (l’ex dittatore) per auto-compiacersi e che ora è un monumento agli eroi.

Abbiamo deciso che domani andiamo a Constanza, un po’ a Sud, in montagna, e poi torneremo a Nord lungo la costa.

E’ grande comunque Santiago. Ce ne siamo accorti quando siamo scesi dall’autobus. Dalla cartina sembrava che l’hotel fosse vicino, invece era dall’altra parte del centro città e abbiamo impiegato un’ora ad arrivarci, con gli zaini e la stanchezza addosso non è stato il massimo. Dalle parti della stazione, cioè appena fuori dal centro, ci sono tantissimi centri commerciali, Mc. Donald’s e grandi banche. Ovunque smartphone, gelati, campi da basket, fioristi con fiori veri. Sembra di stare in Europa.

I Dominicani sono meno scuri di pelle degli Haitiani (alcuni sono anche più chiari di me) e capita che abbiano gli occhi chiari (questi però fanno un po’ paura, non ti aspetti di incontrare persone così).

Riposo a Monte Cristi

Riposo a Monte Cristi

27 Marzo 2014

8.42 Pilacca.

Piove talmente tanto che per venire a fare colazione al bar vicino all’albergo siamo saliti al primo piano dove c’è un salone che forse nei tempi d’oro veniva usato come sala da ballo, e siamo scesi al bar da un’altra scala. Non si può fare neanche mezzo metro sotto l’acqua. Cioé, “non si può”, noi non possiamo; in realtà ho appena visto passare una moto con 4 sopra, di cui un bimbo di un paio d’anni, con un telo tirato sopra alle teste. Eh beh, quando non si ha l’automobile e bisogna andare da qualche parte, non si può fare tanto i difficili.

10.05 Luca è arrabbiato perché dice che non parlo mai. Forse è vero, ma stavo guardando i siti degli hotel per capire dove dormire a Santiago; se avessi trovato qualcosa di interessante l’avrei condiviso con lui. Dice che sono abituata a stare da sola e che mi piace. Sì, è vero, ma mi piace anche stare con lui.

Non piove quasi più. Luca se n’è andato in camera, sempre più arrabbiato.

Ora deve aver smesso completamente perché un tipo sta lavando la macchina. Ha smesso di piovere ma io non ho voglia di andare in giro. Oggi starei tutto il giorno qui a fare niente.

16h30 Non piove ma c’è un gran vento. Secondo me fra un po’ ci arriva qualcosa in testa. Siamo al Comedor Yvelise, lo stesso di ieri, a mangiare ancora capretto e bere birra. Dopo tanto pollo, un po’ di capretto ci sta tutto. L’insegna dice “Benvenidos a Choza”, mi sembra quasi di essere a Venezia.

28 Marzo – 10.33

Siamo ancora qui a Monte Cristi. Costa poco e si sta bene, abbiamo bisogno di rifocillarci dopo 10 giorni ad Haiti.

Oggi c’è un gran sole e fa caldo, ma qui sulla terrazza dell’hotel si sta proprio bene.

Pomeriggio. Schei fa schei, i peoci fa peoci. Luca ed io stiamo pensando a come arricchirci. Siamo seduti su una panchina della bruttissima spiaggia di Monte Cristi. C’è talmente tanto vento che ha mosso tutta la sabbia e sembra di stare a Sottomarina. Una bella coltivazione di pidocchi metteremo quando torniamo.

Venerd?: si fa festa con casse, musica e birra sul lungomare di Monte Cristi

Venerdì: si fa festa con casse, musica e birra sul lungomare di Monte Cristi

Anche oggi il mio Fracchino ha fatto un’opera buona: c’era una conchiglietta che camminava per strada, evidentemente persa. Lui l’ha presa e l’ha buttata in mare, salvandola da morte certa.

E’ venerdì sera e alla Terraza Fedora c’è festa. Non fa ancora buio ma si beve e si balla. Vedere come si muovono al ritmo di questa musica così sensuale mi fa invidia; mi da proprio fastidio essere mobile come un tronco io. Stiamo qualche minuto a guardare la gente che balla dall’altra parte della strada, poi ce ne torniamo in hotel. Pizza al taglio veloce da un buco vicino al supermercato, servita da una ragazza che continuava a chiamarmi “tesoro” e “amore”.

Si torna dai Dominicani!

Si torna dai Dominicani!

26 Marzo 2014

7.25 Siamo in stazione a Cap Haitien, sul caldissimo tap-tap per Ouandinthe, sul confine. In teoria sono 3 ore di viaggio. Speriamo. Siamo anche belli pieni, pronti a partire. Colazione al Croissant d’Or. Bello tornare in un posto conosciuto, ti fa sentire a casa. C’è puzza di piedi qui dentro. Comincio a pensare che siano quelli di Luca! Solita confusione e tanta immondizie, sulle strade e nel canale. Un peccato, visto che il centro città era così pulito e ordinato, un tale contrasto rispetto Port-au-Prince!

Poco dopo la partenza ci siamo fermati per gonfiare una ruota. Per fortuna ci sono sti meccanici lungo la strada che in pochi minuti sistemano tutto. Chiamarli “meccanici” forse è un po’ troppo. Hanno due ferri e un compressore a benzina, senza un’officina o un ufficio. Fanno tutto sul ciglio della strada in pochi minuti, non c’è neanche bisogno che l’autista spenga il motore.

9h44: Au revoir tap-tap et “Dieu tout Pouissant” (stampato ovunque, dai tap-tap alle banche, sui muri delle case, a caso…), bienvenidos gua-gua e “Cristo ya viene”. Siamo a DAJABON, sul gua-gua per Monte Cristi, la nostra destinazione finale per oggi. Speriamo che l’hotel sia decente perché abbiamo bisogno di riposare un po’! Abbiamo perso qualche euro nel cambio dei gourdes in pesos (avvenuto per strada da un uomo a caso, un ufficio di cambio autorizzato non esiste), ma abbiamo risparmiato 40 dollari a testa venendo in tap-tap anziché con Caribe Tours: 25 dollari (-5 spesi da noi per i mezzi pubblici) per il pullman e 20 per la frontiera haitiana (all’ufficio del Caribe Tours ci avevano chiesto 30 USD per le tasse doganali: 10 per la frontiera dominicana, che abbiamo in effetti pagato, e 20 per la frontiera Haitiana, che invece non ci sono stati chiesti quando siamo usciti). Ci conferma che quando si viaggia con gruppi di stranieri tutti ne approfittano, è meglio arrangiarsi quando si può. Certo, magari il bus diretto era più comodo, ma ci è andata abbastanza bene dai. Il tap tap dopo mezz’oretta si è svuotato, e ora il gua-gua è climatizzato e comodo, ognuno con il suo posto assegnato. La Lonely Planet diceva che ci volevano tre ore per arrivare alla frontiera ad Haiti, invece in un’ora e mezza l’avevamo anche passata.

Che ridere, quando siamo arrivati a Ouanaminthe, appena scesi dal tap-tap siamo stati assaliti da una ventina di moto, tutti che ci volevano portare al confine. Luca è stato bravo, ne ha scansati un po’, si è acceso una sigaretta, mantenendo la calma. La moto dovevamo prenderla, ma a lui dava fastidio che ci avessero assaliti a quel modo. Io a vederlo così mi sono messa a ridere, sapendo come doveva essere in realtà super-nervoso, dietro la calma apparente, ed ho spiegato ai moto-tassisti che ci dovevano dare spazio o quello lì sboccava. Alla fine una moto a testa e con neanche un dollaro siamo arrivati alla frontiera. Primo ufficio e timbro per uscire da Haiti, qualche centinaio di metri lungo uno stradone, e la frontiera dall’altra parte. Seguiti da un gruppo di persone che volevano cambiarci le gourdes. Alla fine il primo ci aveva fatto l’offerta migliore e siamo tornati da lui.

18.30 MONTE CRISTI Che bello, che serenità! Ora mi rendo conto che Haiti non è stata per niente facile. Paghiamo 650 pesos per dormire, circa 12 euro, in una stanza senza finestre verso l’esterno, che quando scoreggiamo ci sentono alla reception, ma è pulita, spaziosa e profumata. Due caffè ci sono costati 30 RDS, che di là neanche in strada li pagavamo così poco. Abbiamo mangiato un piatto a testa con riso e capretto e sono stra-piena, non c’ero più abituata. Internet ovunque o quasi e libero, non come ad Haiti che dovevamo andare negli hotel di lusso e pagare. Gente cordiale che ti saluta e ti sorride per strada, nessuno di rabbioso o violento, gli autobus non hanno bisogno di rubarsi i passeggeri.

A Monte Cristi la spiaggia è un po’ lontana e niente di che, non credo che farò il bagno, ma in centro c’è gente ed è piacevole. Un supermercato con una corsia dedicata agli assorbenti, un bancomat funzionante a due passi dall’albergo. Non sembra neanche vero. La gente qui sta bene. Prima è passato uno con una Yamaha R1 (ha detto Luca). Siamo sul molo ora, si sta divinamente. Ci sono 4 uomini che si sono portati una cosa da bere e si sono messi in fondo al molo in attesa del tramonto. Belli.