4 ottobre 2010

Oggi sono stata a fare un giro nella “old town” di Pokhara. Son partita dalla zona lago verso mezzogiorno.

La mia giornata era cominciata male. Con uno zaino strappato, uno scarpone rotto, persa la spazzola, nostalgia. Son partita sotto il sole cocente (beh, perlomeno così sembrava a me), la città vecchia molto più distante di quanto sembrava dalla cartina.
A un certo punto la fortuna ha cominciato a girare. Ho trovato sto ristorantino dove mi hanno dato un piattino di patate al forno, piccanti, per 20 centesimi. Niente caffè purtroppo, ne avevo bisogno. Dopo poco un posticino dove un tipo ha aggiustato lo scarpone della mamma per 25 centesimi, lavorando con tanta cura e attenzione certosina che mi ha sorpreso (io avrei messo un po’ di colla alla bona, come si dice dalle mie parti). Come nuovo ora!

Più avanti ho trovato una “german bakery” (non so perché qua vadano di moda le pasticcerie tedesche?) dove ho finalmente potuto bermi il mio caffettino (sempre nescafé, comincio a sentire la mancanza della mia moka. Magari me la faccio spedire?) accompagnato da una bella fetta di semifreddo al cioccolato! Oh wow, questo mi ha proprio cambiato il morale. Dopo un po’ camminando per strada mi son fermata a guardare dei tipi che giocavano a “snake and ladder”, serpente e scala a pioli. Mi hanno invitata a giocare con loro. Ho vinto (si dice che chi è fortunato in gioco non è fortunato in amore… sic).

In un negozio di musica ho comprato un flauto traverso (che non so suonare) a 60 centesimi. Devo imparare. Non deve fare la fine dell’armonica. C’erano anche quei tamburi bellissimi tipo quello che suonavano i porters l’ultima notte del trekking. Peccato che non abbia posto per portarmene uno nello zaino.

Cammino cammino e la gente comincia a chiamarmi da tutte le parti: “hello”, “hello tourist”, “namaste”! A un certo punto bimbi ed adulti cominciano a chiedermi di scattare loro delle foto. Ero un po’ dubbiosa, perché nei paesi poveri la gente o rifiuta di farsi fotografare, o, se accetta, vuole dei soldi in cambio. Questi invece non volevano niente! Solo il piacere di vedersi per qualche secondo nel display della mia Nikon. Beh, naturalmente io son stata più che contenta.

Cammino vicino a delle ragazze che stanno facendo merenda (erano le 5pm circa) e mi offrono una fetta di arancia inzuppata in una salsa piccante, seguita da una sorsata di panna dolce. Io ovviamente accetto. Due volte. Buonissimo! Probabilmente tra due giorni avrò il cagotto, ma ne è valsa la pena.

Mi fermo a scrivere un po’ nel mio diario e una vecchietta si ferma a spiare. Che tipa! Le ho chiesto se potevo scattarle qualche foto, ha accettato, e si è anche tolta il cesto dalla testa per farsi bella. Poco dopo un’altra signora mi chiede di fare una foto alla sua casa (che era decente, rispetto al resto delle case, probabilmente ne andava orgogliosa?).

Insomma, camminavo per questa zona un po’ degradata della città (dove sta la mia guest house, il lakeside, è una zona turistica, molto pulita e in ordine, occidentalizzata, si può perfino trovare bistecca con patate fritte!), che a prima vista intimorisce, e invece ho trovato un’accoglienza incredibile.

Sulla via del ritorno ancora richieste di scatti fotografici, e una sfida a ping pong (sul marciapiede, in mancanza di un tavolino). Ho perso 11-5 stavolta.

Così una giornata cominciata male si è trasformata in una bellissima esperienza. E ho pure ritrovato la spazzola! Mi manca solo di aggiustare lo zainetto.

P.S. Sono in un bar a Pokhara, mangiando/bevendo una cosa strana. Panna acida con pepe, cannella e zucchero. Quasi finito e ancora non ho capito se mi è piaciuto.

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